Ogni anno, la liturgia, con la sua parola e con le sue azioni litúrgiche ci insegna a ragionare e ad agire in maniera evangèlica e da cristiani: serve da maestra e da esèmpio, nutrèndoci di Gesú Cristo, che è venuto in un tempo ben preciso della stòria; viene ogni volta che lo cerchiamo e celebriamo i divini misteri; verrà nella glòria, e come giúdice, alla fine dei nostri giorni e alla fine della stòria. La nostra vita, dunque, deve lasciarsi modellare dalla liturgia, affinché Gesú sia davvero riconosciuto come Salvatore e Signore che è venuto nel tempo; sia cercato ogni giorno come l’acqua e il pane spirituali che pòssono nutrire e mantenere viva la nostra ànima; sia anche atteso come il Giúdice giusto che conosce l’uomo a fondo e può dargli ciò che gli è dovuto. Cominciamo, dunque, l’anno litúrgico in compagnia dell’evangelista san Luca, con il tempo di Avvento: un tempo che ci insegna che tutta la nostra vita è un’attesa, alimentata da queste tre venute di Gesú nel passato, nel presente e nel futuro. Impariamo insieme a Maria santíssima, che giustamente è detta “la Donna”, per eccellenza, “dell’attesa”, a vívere bene i brutti tempi che ci tocca di vívere, come in ogni tempo è stato. Ogni tempo stòrico, infatti, ha avuto i suoi sconvolgimenti, le sue catàstrofi, le sue guerre, e i suoi errori ed orrori, ma in tutto questo, che per un non cristiano gènera solo disorientamento e terrore, i veri cristiani hanno saputo vívere con il cuore sereno e líbero, perché hanno avuto come maestra ed esèmpio la líturgia e le règole di vita che ne scaturíscono. Nei sècoli sono cambiati solo gli attori di tanti disastri e tragèdie; come sono cambiati a rotazione i luoghi in cui si sono svolte guerre e catàstrofi, ma il cristiano vigilante, come ci insegna il tempo di Avvento, ha attraversato tutto con sapienza, fortezza, rassegnazione, speranza. ¡Nessún turbamento allora nell’ascoltare questa pàgina del Vangelo che parla di «angòscia di pòpoli in ànsia» sulla terra (Cfr Lc 21, v.25) e di «potenze dei cieli sconvolte» (Lc 21, v.26). ¡Nessuna paura per Gesú che si manifesterà a tutti «con grande potenza e glòria»! (Lc 21, v.27) Ma concentriàmoci sulle raccomandazioni che il Signore e i suoi Apòstoli ci fanno per vívere bene il presente e non farci sorprèndere impreparati dal futuro. Gesú ci ha detto: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantíscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso…Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Fíglio dell’uomo» (Lc 21, 34 e 36). San Pàolo, invece, come ha detto agli abitanti di Tessalonica dice anche a noi: «Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesú affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e cosí già vi comportate –, possiate progredire ancora di piú. Voi conoscete quali règole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesú» (1 Ts 4, 1-2).
Dunque l’attesa ha delle règole; e l’amore che Gesú ci ha mostrato, ed esige, ne produce di altre, che sèrvono a questo: «sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e comparire davanti al Fíglio dell’uomo» (Lc 21, v.36). Sono règole di vita, che tèngono conto del passato, si dèvono attuare nel presente, ma sèrvono al futuro. Per il cristiano non vale il modo di dire e fare che rimanda tutto al domani: “Poi vediamo!”; “Ancora ci vuole…”; “C’è tempo”; “Ma sí! A pagare e a morire c’è sempre tempo”; “¿A che mi serve pregare, se tutto mi va bene?”. Queste e símili frasi, se si riferíscono al nostro stile di vita e alla cura della nostra ànima, sono la negazione totale del modo di ragionare e di agire evangèlici. Nel Vangelo, infatti, il poi comíncia ora e il futuro non fa paura perché nel presente c’è già Dio; e solo con Dio si può «sfuggire a ciò che sta per accadere» e presentarsi senza paura «davanti al Fíglio dell’uomo» che ci giudicherà. Le règole che ci ha dato Dio (e che sono la filiazione del grande comandamento dell’amore) sono dunque per una vita saggiamente vissuta in ogni contesto e difficoltà. In última anàlisi si pòssono riassúmere nella sobrietà e nella preghiera, perché la sobrietà tiene il cuore líbero e la preghiera ci mantiene perseveranti e fiduciosi anche nelle tempeste della vita. Volete una prova? Prendo uno dei santi di cui oggi, primo Dicembre, la Chiesa fa memòria: san Carlo di Gesú, al sècolo Charles de Foucauld. Nasce in una ricca e nòbile famíglia francese, ed è per nàscita visconte, e per eredità del nonno ricchíssimo. Prima di incontrare Gesú vive dilapidando in breve tempo tutto ciò che aveva ereditato; studiando tanto quanto, e avendo una relazione con una donna di fàcili costumi. Entra nell’esèrcito e mílita in Algeria e in Marocco, ma, ritornato in Frància si riavvicina alla fede dei padri: va a Nazareth e ne resta affascianato, tanto che vuole vívere come l’úmile famíglia di Nazareth nell’umiltà, nel silènzio, nell’aiuto dei pòveri. Quest’uomo che prima di conóscere Gesú aveva studiato senza brillare, da ora in poi, produce studî straordinarî. Intanto diventa trappista e poi eremita nel deserto del Sahara. Qui stúdia la língua Tuareg e traduce in essa il Vangelo, ne fa un dizionàrio tuareg-francese, raccóglie e commenta poesie di quel pòpolo, dà ritiri spirituali, scrive qualche libro e si è volontariamente inserito in un contesto ostile alle comodità e ostile al cristianésimo. Una sua frase che oggi possiamo ricordare, a commento del Vangelo di questa Doménica di Avvento, è questa: «Dio si serve dei venti contrarî per condurci al porto». Una frase del gènere la può pensare e dire solo chi ha accettato le règole di Dio, sobrietà e preghiera, dopo avér conosciuto le dissipazioni del cuore.
È strano, ma non troppo, che i gióvani e gli uòmini del nostro tempo accéttino senza fiatare le règole di Facebook, di Tik tok, delle community, di Internet e di ogni social; del mercato e dei giochi di società, dei giochi in gènere; ma tràttino con tanta superficialità le règole della vita, le règole per affrontare il futuro senza ànsia e per presentarsi un giorno davanti a Dio senza vergogna. È strano, visto che le règole sono sempre piú importante è colui che ce le dà e il fine per cui ce le dà. Ecco, alla fine di questa prima Doménica di Avvento ricordiàmoci questo: le règole della vita ce la dà Dio, e il fine per cui ce le dà è per potér comparire davanti a Lui, un giorno, santi e immacolati nell’amore come la beata Vérgine Maria.
A lei affidiamo il cammino di questo Avvento, la nostra vita, ciò che ci attende e le nostre speranze, imparando a pregare con la sua stessa fede e il suo stesso amore.
I Doménica di Avvento, anno C,
1 Dicembre 2024. Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36.
*L’autore aderisce ad una riforma ortografica della lingua italiana