“La legge Cirinnà non mi sembra una priorità, ne abbiamo ben altre”. Lo dice Monsignor Michele Seccia, vescovo della Diocesi di Teramo- Atri.
Eccellenza Seccia, pare che questo sia diventato non un tema, ma il tema, lo trova normale?
Assolutamente no. In tutta sincerità, non comprendo, stento a farlo, tanto clamore, questo agitarsi su una cosa che non è urgente. La nostra società ha ben altre emergenze, penso al lavoro.
E allora?
Le ripeto non so darmi una spiegazione logica. Probabilmente si vuole seguire la moda, o correre dietro a quello che porta voti. Spesso la politica non cerca il bene comune, ma quello che fa ottenere consensi elettorali.
Da un punto di vista etico, come valuta la legge Cirinnà?
La mia idea è che certamente bisogna dare risposte ai diritti individuali delle persone e nessuno deve discriminare gli omosessuali che vanno rispettati nei loro diritti e nelle loro sensibilità. Occorre avere massima delicatezza e buon senso. Ma, fatta questa premessa, dobbiamo andare al dunque.
Qual è questo dunque?
Che non possiamo paragonare la famiglia tradizionale ad altre unioni e lo ha detto anche il Papa. Il solo modello di famiglia per il credente è quello composto da uomo e donna uniti nel vincolo sacramentale del matrimonio e finalizzata alla procreazione. Pertanto non possiamo confondere o assimilare alla famiglia altri tipi di unione.
Veniamo alla adozione, altro motivo di scontro…
La storia delle adozioni è molto grave. Prima di tutto bisogna dire che l’ adozione è finalizzata alla salute del bambino e non al gaudio o alla soddisfazione dei genitori. Un bimbo ha diritto ad una crescita armoniosa e buona, cosa che solo la presenza di un papà uomo e una mamma donna può realizzare. In seconda battuta, le adozioni come previste dalla legge, rischiano seriamente di aprire un varco alla orribile pratica dell’ utero in affitto, una sorta di mercato dei bambini. Il cristiano ha tutto il diritto e direi persino il dovere di intervenire nella vita pubblica e farsi sentire. Oggi assistiamo ad un fiorire di famiglie allargata, stretta, e via discorrendo, ma la sola famiglia è quella che prima ho detto. Certe leggi sono come le ciliegie una tira l’ altra e non sappiamo mai dove si fa a finire.
Bruno Volpe