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Mariana BusonLa Fede Quotidiana è riuscita a rintracciare Mariana, la giovane scout di Padova la cui lettera ai capi nazionali dell’Agesci scritta subito dopo il Family Day aveva suscitato un enorme clamore nel mondo cattolico, soprattutto perché aveva insistito sul fatto che chi non era più d’accordo con la mission cattolica dell’associazione, poteva anche andarsene altrove. Mariana Buson, questo è il suo cognome, ha concesso una intervista esclusiva al nostro sito.
Mariana, la tua lettera ai capi nazionali degli scout ha dato vita ad un ampio dibattito nel mondo cattolico. Puoi raccontarci quando e come hai deciso di scriverla?
Alcuni giorni prima del Family Day dello scorso 30 gennaio, alcuni capi scout con cui sono in contatto, avevano scritto ai capi nazionali e diffuso una lettera aperta, poi firmata anche da molti altri, dove, facendo riferimento alla parte del Regolamento Metodologico dell’Associazione, che considera l’unica forma di famiglia possibile quella composta da uomo e donna, chiedevano che l’AGESCI aderisse formalmente alla manifestazione. La risposta ricevuta dal nazionale però, è stata per noi molto deludente, in quanto, pur concordando e condividendo le parole di Papa Francesco riguardo alla Famiglia Naturale e, pur affermando che la loro proposta educativa sia orientata secondo questi concetti, i vertici dell’AGESCI hanno deciso di non schierarsi apertamente, facendo leva sulle diverse posizioni dei componenti dell’Associazione su questo tema. Non essendo ancora un capo e non avendo quindi potuto firmare la lettera aperta, in quel momento ho però sentito la necessità di esprimere la preoccupazione mia e di tanti altri capi e non nel vedere una così importante realtà cattolica a livello nazionale non prendere le difese di ciò che riflette la bellezza della Creazione di Dio. La mia intenzione non era quella di svilire la libertà di pensiero o le opinioni di alcuno, ma piuttosto di ribadire che non si può scendere a compromessi su tempi legati alla Fede e alla Natura dell’uomo, perché, un’associazione che si definisce cattolica, dovrebbe impegnarsi a seguire e a testimoniare l’unica Verità per essa condivisibile, cioè quella di Cristo e della Sua Chiesa e non le mode del momento.
Con una lettera firmata da decine di capi è stato chiesto che il mondo scout si apra ai temi dell’omosessualità e delle unioni civili. Pensi che una parte del movimento si stia allontanando dagli ideali del fondatore Baden-Powell e dai valori del Patto Associativo dell’Agesci?
Nonostante gli ideali di Sir Robert Baden-Powell riguardassero anche moltissimi altri temi, per i quali l’AGESCI incarna ancora appieno le aspettative del fondatore, credo, alla luce di questi fatti, che una parte dell’Associazione si sia allontanata notevolmente da ciò che è scritto nel punto “Scelta Cristiana” del Patto Associativo, dove è ribadito che, cito: “I Capi accolgono il messaggio di salvezza di Cristo e, in forza della loro vocazione battesimale, scelgono di farlo proprio nell’annuncio e nella testimonianza, secondo la fede che è loro donata da Dio. Gesù Cristo è, infatti, la parola incarnata di Dio e perciò Esso stesso l’unica verità capace di salvare l’uomo.” In un punto precedente del Patto è scritto anche che: “La nostra azione educativa cerca di rendere liberi, nel pensare e nell’agire, da quei modelli culturali, economici e politici che condizionano ed opprimono, da ogni accettazione passiva di proposte e di ideologie” e io credo che quella che si sta affermando in questi anni sia un’ideologia contraria alla morale cristiana, che quindi un capo scout cattolico non possa avvallare.
Quali sono state le reazioni alla tua lettera all’interno ed all’esterno mondo scout? A La Fede Quotidiana sono arrivati numerosi messaggi di capi da ogni parte d’Italia che ci dicono che sono orgogliosi di te e di genitori che affermano di volerti come capo per i loro figli. Che ne pensi?
Dall’interno del mondo scout ho ricevuto aspre critiche di alcuni che mi hanno accusata di non accettare la visione di coloro che non riescono o non vogliono seguire tutti gli insegnamenti del Magistero della Chiesa, ho ricevuto però anche molti complimenti da chi, come me, crede ancora che, nonostante la diversità di punti di vita all’interno dell’Associazione sia una ricchezza e non uno svantaggio, questi non dovrebbero comunque mettere in dubbio certi Valori, come quelli di Fede su cui si basano molti aspetti dell’insegnamento scout e che ogni capo si è impegnato a diffondere e testimoniare, anche con l’esempio personale. Dall’esterno del mondo scout invece, ho ricevuto quasi esclusivamente solo apprezzamenti, soprattutto da coloro che erano rimasti delusi dall’atteggiamento dell’Associazione relativamente al tema Famiglia, perché hanno capito che ci sono ancora molti scout che, in quanto cattolici, difendono e vogliono vivere secondo i valori cristiani della Famiglia e della Società. Sono davvero contenta che molti genitori desiderino ancora che i loro figli crescano secondo questi ideali che per me hanno avuto – e hanno tutt’ora – un peso importante e positivo nella vita.
Qual è la tua storia, ci racconti qualcosa di te?
Sono una studentessa di Economia di 20 anni con la passione per la politica, divido le mie giornate tra studio, amici e famiglia e dall’età di 8 anni frequento il gruppo scout della mia Parrocchia. Provengo da una famiglia cattolica, che mi ha aiutato a muovere i primi passi nella Fede. Negli ultimi anni ho viaggiato abbastanza e recentemente ho fatto anche un’esperienza di missione in Africa, ma ciò che ha contribuito maggiormente a formare il mio carattere sono stati i numerosi anni di scoutismo, durante i quali ho potuto rafforzare la mia indipendenza, ho fatto esperienze di Servizio e avventura che non avrei mai potuto fare altrove e dove ho imparato la bellezza della condivisione e ho conosciuto alcune persone che sono tuttora sono molto importanti nella mia vita.
In una intervista rilasciata subito dopo la route nazionale di san Rossore e la richiesta da parte dei ragazzi di riconsiderare la fedeltà ad alcuni punti del Magistero della Chiesa, l’ex presidente dell’Agesci Edo Patriarca aveva detto che “non è coraggio seguire le mode del momento”. Sei d’accordo con lui?
L’ultima sera della Route Nazionale, durante la veglia “Battiti di Coraggio”, uno degli interlocutori ha detto: “non è Coraggio urlare uno slogan che stanno urlando tutti”, personalmente concordo pienamente con questa affermazione e quindi anche con le parole dell’ex presidente Edo Patriarca. Soprattutto in questi tempi quindi, dove piuttosto che ad una moda passeggera si sta assistendo ad un cambiamento antropologico radicale potenzialmente lesivo per l’uomo – perché l’equiparazione di qualsiasi tipo di unione alla Famiglia Naturale che è ciò che da vita all’Umanità non è altro che questo – credo che essere coraggiosi significhi prendere posizioni controcorrente, anche se, facendo ciò, si può incorrere in critiche e biasimi.
In quale modo i cattolici potrebbero incidere ancor di più nella società?
Innanzitutto non vergognandosi di manifestare e difendere la Fede che professano, perché al giorno d’oggi molti di noi preferiscono tenere le proprie convinzioni per sé, piuttosto che incorrere in disapprovazioni e prese in giro. inoltre è importante che un cattolico glorifichi il Signore non solo a parole, ma anche coi fatti, in quanto credo che l’esempio sia più incisivo di una predica. Un altro elemento che a mio avviso aiuterebbe i cristiani ad essere più efficaci, è quello di conoscere a fondo la Parola di Dio e gli insegnamenti della Chiesa e di non transigere sulle Verità di Fede.
Siamo nel giubileo della Misericordia sotto papa Francesco. Che impressione hai dell’attuale Papa?
Fin dall’inizio del Suo Pontificato ho apprezzato le parole e i gesti semplici di Papa Francesco e il Suo farsi umile ascoltando e incontrando le varie realtà della Chiesa e della società. Ho ammirato le Sue parole sulla Famiglia e sul matrimonio e l’enciclica “Laudato si’”, dove è sottolineata anche la cura che l’uomo dovrebbe avere del Creato.
Come un giovane può vivere al meglio il Giubileo?
Secondo me un giovane, come qualsiasi altra persona credente, dovrebbe vivere il Giubileo impegnandosi ancora di più a sentire la Fede quotidiana amando Dio e il prossimo come se stessi, in vista della Domenica senza tramonto che aspetta ognuno di noi alla fine del nostro pellegrinaggio terreno. Inoltre l’anno giubilare è un’occasione grandissima che Dio ci dona per ottenere l’indulgenza plenaria, attraversando la Porta Santa e accostandosi ai Sacramenti di Riconciliazione ed Eucarestia.
Michele M. Ippolito
Matteo Orlando

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