Da qualche giorno è nelle librerie spagnole “Memorias con esperanza” (Edizioni Encuentro) uno scritto autobiografico che ripercorrere la vita di una figura essenziale della storia della Chiesa Spagnola, il cardinale Fernando Sebastián Aguilar, proprio lo stesso prelato, creato cardinale da Papa Francesco nel 2015, che è finito sotto processo per omofobia.
Teologo molto stimato da Bergoglio (che di Aguilar sostiene di aver letto tutte le opere e di cui si è proclamato “alunno” nel 2006), Fernando Sebastián, che risiede a Málaga, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Diario Sur di Malaga aveva dichiarato che l’omosessualità «è un modo povero di esprimere la sessualità» perchè «non può raggiungere il fine della sessualità che è la procreazione». «Nel nostro corpo abbiamo molti difetti. Io ho l’ipertensione, sono pazzo perché lo dico? Si tratta di una lacuna che ho. Indicare la carenza omosessuale non è un reato, è utile perché molti casi di omosessualità possono essere recuperati e normalizzati con un trattamento adeguato. Quando una persona ha un difetto, il buon amico è colui che lo dice».
Tali parole avevano suscitato aspre polemiche da parte delle associazioni gay e il 6 febbraio 2014 era stata aperta un’inchiesta giudiziaria a carico del cardinale, accusato del reato di omofobia (norma vigente in Spagna), la cui pena prevede anche il carcere. Il presule nella stessa intervista aveva sostenuto di essere in linea con quanto detto da papa Francesco nel viaggio di ritorno dalla GMG a Rio de Janeiro, poiché «di una persona posso dire che ha un difetto, ma ciò non implica che io non la stimi più o non l’aiuti» e aveva dichiarato che «il Papa mostra gesti di rispetto e di stima per tutte le persone, ma non modifica il magistero tradizionale della Chiesa. Un conto è manifestare accoglienza e affetto nei confronti di una persona omossessuale, un conto è giustificare moralmente l’esercizio dell’omosessualità».
Nel libro appena presentato, seguendo due criteri, dire la verità ma nella carità, per non offendere nessuno, il cardinale rivive il film della sua vita, riflettendo su ciò che ha vissuto in ogni periodo della sua vita (l’infanzia, la guerra civile, l’ordinazione sacerdotale, la crisi religiosa in Spagna, la transizione politica, la democrazia). Il cardinale ha recentemente dichiarato su Papa Francesco che è «un uomo meditabondo, che ama analizzare bene le cose, ma anche molto determinato e sa che le convinzioni devono essere messe in pratica. Ho l’impressione che egli sia un uomo di Dio molto realistico, che conosce e cammina con tanto amore verso le persone. Papa Francesco è un uomo di pace, ha compassione e affetto per l’umanità. Credendo nell’uomo, tutti noi possiamo diventare buoni figli di Dio. Questo è il segreto della sua affabilità e del suo fascino. Egli opera per una purificazione della Chiesa e, in secondo luogo, per approcciare anche le persone non cristiane di buona volontà, i tanti che hanno lasciato la Chiesa in questi ultimi anni o che non sono mai stati cristiani. Dobbiamo conquistare la fiducia di persone, istituzioni e popoli e condividere il Vangelo della salvezza, che è universale».
Infine sull’aborto dice: «è l’interruzione della vita di un essere umano che sta emergendo nel grembo materno. Una donna normale e sensibile può arrogarsi il diritto di porre fine alla vita del bambino che porta dentro? Non ha senso politicamente o antropologicamente rendere l’aborto una bandiera della modernità».
Matteo Orlando