Dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali, il quarantatreenne avvocato Andrzej Duda, esponente di PiS (diritto e giustizia) è divenuto il nuovo capo dello Stato della Polonia ottenendo il 53% dei consensi. Il presidente in carica, Bronislaw Komorowski, esponente liberal-europeista, al governo dal 2007, ha dichiarato: “Accetto la sconfitta. Rispetto la vostra scelta dei polacchi. Auguro al mio successore una presidenza di successo”.
Cattolico (da giovane è stato anche scout), nazionalista ed euroscettico, Duda nel 1996 si è laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza e Amministrazione dell’Università Jagellonica di Cracovia e poi ha ricoperto la carica di Segretario di Stato sotto il presidente Lech Kaczynski. Dopo il misterioso incidente aereo che ha visto la morte del Presidente polacco, è stato consigliere della città di Cracovia e dal 2011 è stato eletto membro del Parlamento polacco. Lo scorso anno, invece, è stato eletto deputato al Parlamento europeo. Duda non era stato additato da molti come il favorito per queste elezioni ma, grazie anche all’appoggio, più o meno aperto, della Chiesa cattolica polacca, la sua vittoria è stata netta. Diritto e Giustizia è un partito cattolico-conservatore che fa leva sui valori della “cristianità”.
“Le pressioni di Bruxelles a favore dell’aborto e dei matrimoni gay sono state vissute come ingerenze dalla società polacca, di stampo marcatamente cattolico. Se non si tiene conto di questi fattori, si fatica a inquadrare il risultato del voto”, ha dichiarato Rocco Buttiglione, intellettuale cattolico, già ministro per le Politiche europee. Che cosa significhi questo risultato e quali saranno le sue conseguenze per gli assetti europei e per un vicino teatro di crisi, come quello ucraino, lo vedremo nei prossimi mesi.
Matteo Orlando