Lo storico Arlotta, autore del volume ‘Guida alla Sicilia Jacopea’ e il prof. Paolo Caucci Von Saucken, rettore della Confraternita siciliana di San Jacopo di Compostela, hanno proposto di “valorizzare il patrimonio culturale legato a San Giacomo presente in Sicilia”. In particolare la Confraternita si sta battendo per la riscoperta delle Vie Francigene sicule, che conducono da San Giacomo di Camaro (Messina) a San Giacomo di Caltagirone, due punti emblematici della tradizione compostelana in Sicilia, attraverso otto tappe, per un totale di 230 Km, che toccano i comuni di Spadafora, Castroreale, Tripi, Floresta, Bronte, Paternò, e Ramacca.
È stato dimostrato che in Sicilia esistevano nel Medioevo numerosi percorsi intrapresi dai pellegrini che intendevano recarsi a Messina e da lì a Roma e a Santiago da una parte o imbarcarsi per Gerusalemme dall’altra, attraverso un sistema di itineraria peregrinorum, caratterizzati dalla presenza di hospitalia, posti di ospitalità, a circa 20-30 chilometri uno dall’altro. Lungo il percorso, infatti, numerosi sono i centri siciliani che hanno chiese e opere d’arte dedicate a San Giacomo, un culto che fu grandemente potenziato ad opera degli spagnoli. Nei secoli il patronato di San Giacomo fu sostituito da quello della Madonna, ma il culto di San Giacomo ha conservato, in alcuni paesi siciliani, una certa importanza.
Del complesso sistema di assistenza ai pellegrini in transito lungo gli itineraria peregrinorum medievali, erano parte integrante gli ospedali; l’ospedale di Licata è tuttora intitolato a San Giacomo di Altopascio, mentre a Palermo la facciata dell’ex ospedale di San Giacomo, oggi Legione dei Carabinieri a Piazza della Vittoria, è decorata da grandi conchiglie scolpite, simbolo del Santo. Si è così perpetuata nel tempo la tradizionale associazione del Santo con gli eserciti (in Corso Pisani esiste anche la parrocchia di San Giacomo dei Militari).
A Palma di Montechiaro una delle sale del palazzo ducale dei Tomasi era dedicata a San Giacomo e Giulio Tomasi, il celebre ’Duca Santo’ del Gattopardo, era cavaliere di San Giacomo: un ritratto tuttora esistente nella cattedrale di Palma lo mostra insignito della spada rossa dell’Ordine. La stessa spada con l’elsa a croce gigliata compare anche nello stemma nobiliare dei Tomasi, e nei ritratti dei Vicerè Garcia di Toledo marchese di Villafranca e Lorenzo Suarez duca di Feria e di altri personaggi nobiliari presenti a Palermo nella Biblioteca Comunale, nella Sala dei Vicerè del Palazzo Reale e nella quadreria di Palazzo Butera.
A quella Caltagirone, dove la festa del Santo raggiunge l’apoteosi fra il 23 e il 25 luglio (quando il braccio reliquiario viene portato in processione dentro l’imponente cassa argentea, e migliaia di coppi in ‘carta briglia’ sono accesi simultaneamente dai fedeli con un bastoncino a lenta combustione formando suggestive immagini sulla celebre scala di S. Maria del Monte), fanno seguito i festeggiamenti in altri paesi. In Sicilia esistono tuttora sette Confraternite intitolate a San Giacomo, tutte penitenziali, e quella di Camaro (Messina) ha perfino creato un apposito piccolo museo.
Matteo Orlando