Sembra proprio trovar pace la diocesi di Cagliari diretta da Monsignor Arrigo Miglio. Dopo i recenti e spinosi casi di Don Max Pusceddu e di don Pascal Manca (accusato di pedofilia), ecco quello altrettanto fastidioso del parroco di Mandas , don Giancarlo Dessì trasferito dal vescovo Miglio con decorrenza 20 agosto. Un provvedimento che spacca la comunità tra favorevoli e contrari.
Su don Dessì, come pure riportato da Unione Sarda e Videolina, graverebbe il sospetto di una presunta affiliazione alla massoneria, accusa che a sentire i ben informati, sarebbe arrivata al Vescovo già da molto tempo assieme ad un voluminoso dossier fotografico che avrebbe fatto la spola tra diocesi e Vaticano, il quale avrebbe chiesto al vescovo il provvedimento di rapido trasferimento del prete, superando la prudenza dell’ ordinario diocesano.
La Fede Quotidiana può produrre in esclusiva una foto di un gruppo di massoni in cui appare anche don Dessì. Inoltre nel dossier inviato a Vescovo e al Vaticano figura il documento di presunta affiliazione di don Dessì alla loggia massonica di Cagliari Corona 5, certificata dal segretario Guido Astuni. Dal documento si evince che don Dessì sarebbe stato affiliato alla massoneria il 21 luglio 2014.
Su questa documentazione il parroco che guida la sua comunità da tre anni è chiaro e nega gli addebiti. Parla di ” complotto” e di ” ignobile ricatto”, e persino di ” fotomontaggio”, tuttavia senza precisare come forse dovrebbe fare, i motivi del ricatto e del complotto.
La Fede Quotidiana lo ha raggiunto per telefono proprio per dargli la possibilità di chiarire, ma ha declinato l’ invito a parlare. Su un dato occorre comunque meditare. La documentazione che riguarda don Dessì ha fatto la spola tra Cagliari e Roma ed è stata Roma che ha rotto gli indugi . Perchè il vescovo di Cagliari, Monsignor Arrigo Miglio, davanti ad accuse ( sempre certamente da provare) così gravi, come la presunta affiliazione di un suo sacerdote alla massoneria avrebbe “traccheggiato”?
Si tratta di una condotta abbastanza inusuale per Monsignor Miglio, solitamente decisionista, che nel caso di Don Max Pusceddu è stato, al contrario, molto svelto. Don Pusceddu, detto per inciso, è ancora sotto punizione e apprendiamo che non solo non può rilasciare dichiarazioni, ma neanche tenere omelie e predicare. Ora si limita a concelebrare messa.
Bruno Volpe
Aggiungo una domanda. Ma l’appartenenza alla massoneria non comporta la scomunica latae sententiae? Dunque, il prete in oggetto non sarebbe automaticamente scomunicato, qualora le accuse siano vere? E come fa un prete scomunicato a celebrare messa e ad amministrare i sacramenti? Che senso ha, dunque, limitarsi a trasferilrlo? Non dovrebbe essere sospeso?
La lettera è un clamoroso falso. Presenta numerose incongruenze in merito alla ritualità che la lettera stessa dovrebbe contenere. Si tratta di una falsificazione male architettata che non risponde per nulla ai canoni delle lettere e delle missive massoniche. Bastava documentarsi con maggiore attenzione, almeno per realizzare un documento fasullo abbastanza accettabile.