“Il capitolo 8 di Amoris Laetitia ha bisogno di chiarimenti, opportuno rispondere ai Dubia dei cardinali.” Lo afferma in questa intervista a La Fede Quotidiana don Gabriele Mangiarotti, autorevole teologo, sacerdote di CL e animatore dell’ importante sito Cultura Cattolica.
Don Gabriele, 4 cardinali hanno avanzato Dubia su Amoris Laetitia. La trova una iniziativa corretta?
” Il Collegio Cardinalizio da sempre ha avuto ed ha quale scopo quello di aiutare e coadiuvare il Papa, non vedo dunque nessun motivo di scandalo o indignazione nell’ atto di quei 4 cardinali che è volto al bene della Chiesa. Hanno esercitato un diritto e direi persino un dovere coerente e fedele al loro compito di supporto al Papa. Penso che talvolta, mi riferisco a chi si indigna, si tema la chiarezza, sembra che il porre delle domande pertinenti come quelle dei Dubia sia un atto ostile o pericoloso. Fare domende su questioni dottrinali è giusto, altrettanto che si dia una risposta. Se io non pongo interrogativi malevoli e tendenziosi, occorrono risposte coerenti e palesi”.
I Dubia riguardano il capitolo 8 di Amoris Laetitia, ci sono aspetti di quel testo che non la convincono?
” Io ritengo che il capitolo 8 vada chiarito. Il problema è : se il documento è in continuità col Magistero e la tradizione o se vi è rottura e discontinuità. Il tema è quello interpretativo”.
Esistono dei dubbi?
“Esistono dubbi di interpretazione e tanti lo hanno detto non per spirito di polemica, ma per il bene della Chiesa e dei fedeli. La prassi rischia di mutare da zona a zona seguendo la logica del caso per caso. Ecco perchè è bene una interpretazione su questo punto: vi è o non vi è continuità con il Magistero precedente. E’ bene che si dia una risposta “.
Problema islam. Possiamo definirlo religione di pace?
” Condivido quello che detto a voi padre Samir. Certamente non tutti i musulmani sono violenti o terroristi, però nel Corano ci sta di tutto, pace e violenza. Inoltre, l’islam è una mescola di religione e politica. E allora chi non crede è considerato nemico da sottomettere e conquistare, proprio per la valenza politica dell’islam”.
Bruno Volpe