La diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, in Basilicata, ha sospeso per tre anni la presenza (a partire dal prossimo mese di settembre), ad experimentum, di padrini e madrine nelle cresime e nei battesimi. Lo ha deciso, con apposito decreto, il vescovo monsignor Gianfranco Todisco. La Fede Quotidiana lo ha intervistato.
Eccellenza, con decreto, lei ha deciso di sospendere per tre anni, dal prossimo Settembre, sia nei battesimi che nelle cresime, la presenza di madrine e padrini. Perchè?
” Basta leggersi il testo del provvedimento per capirlo. Il problema che ho inteso affrontare, dopo aver ascoltato il clero diocesano, è questo: in moltissimi casi, fortunatamente non tutti, padrini e madrine lo fanno in modo inconsapevole del loro vero ruolo. Cioè, pur essendo sicuramente brave persone, non hanno piena consapevolezza, non si rendono conto di quello che vanno a svolgere come testimoni della fede. Spesso, inoltre, sono scelti con criteri discutibili e diversi da quelli della fede, o per tradizione, per amicizia, in base a opzioni sociali e via discorrendo”.
Insomma, padrini e madrine non svolgono un reale compito di trasmissori della fede…
” Esattamente, per questo ho parlato di livello inconsapevole. A volte vengono indicati padrini e madrine nonni e nonne molto anziani, o persone divorziate e questa pratica mette in serio imbarazzo i parroci. Ecco la ragione per la quale, sia pur ad experimentum, per la durata di tre anni ho voluto sospendere la pratica di madrine e padrini. E’ la intera comunità ecclesiale dei genitori che deve farsi carico di accompagnare il cammino di fede del cresimando o del battezzando”.
Come è stata presa dalla comunità questa scelta?
” Mi auguro, anzi ne sono certo, in modo positivo e responsabile. Penso che verrà accettata e capita come volontà di aiutare la comunità, una strada per il bene della gente e per la sua crescita. Vorrei far capire che svolgere il ruolo di madrina o di padrino comporta una reale responsabilità e non è un fatto di mera tradizione o di vita sociale. Implica un impegno ed occorre dare il buon esempio”.
Da che cosa dipende l’ affievolita concezione del ruolo di madrina e di padrino?
” Credo che il problema sia causato dal secolarismo che avanza e dalla diminuita partecipazione alla vita ecclesiale. Davanti a questi fatti il vescovo non può e direi neppure deve rimanere inerte, ma nell’ ambito delle sue responsabilità cercare rimedi e correttivi. Ho inteso ricordare che madrina e padrino non sono compito di presenza o peggio ancora mondanità, ma implicano scelte e coerenza di vita. E allora, ad experimentum sospendiamo”.
Una scelta del genere è stata fatta in Calabria..
“Vero, ma in Calabria i vescovi lo hanno fatto per evitare spiacevoli contiguità con la criminalità organizzata. Da noi questo probema non sussiste”.
Bruno Volpe