“Nel nome di Pietro” (Sperling and Kupfer) è il titolo del libro scritto da Francesca Immacolata Chaouqui, coinvolta nell’ affaire Vatileaks 2. E’ un volume ricco di documentazione, da leggere senza pregiudizi di alcune genere, sia positivi che negativi, redatto in ottimo italiano, scorrevole nella narrazione, gradevole nella veste grafica. La Fede Quotidiana ha intervistato l’autrice.
Qual è lo scopo del libro?
” E’ nato solo ed esclusivamente dalla volontà di fare chiarezza, per quanto sia possibile, su alcune circostanze e fatti. Lo ho scritto senza intento polemico o di vendetta, soltanto per cercare di mettere un punto fermo. Valuteranno i lettori se ci sono riuscita o no”.
Precisi…
” Ho cercato di spiegare e raccontare, anche utilizzando corredo documentale, quel che doveva fare la Commissione della quale io facevo parte, il suo ruolo e i compiti in un periodo storico e di tempo non facile Penso che si tratti di un libro che narra, senza tendenziosità, un periodo storico, fotografa un pezzo del pontiifcato. Senza ombra di presunzione, e con limitazione, possiamo dire che è anche un testo di storia. Non va ritenuto al contrario, un libro di critica o di veleni, chi voglia leggerlo in questa ottica e direzione si sbaglia e resterà deluso”.
A posteriori ed anche dopo il processo, qual è la valutazione di Papa Francesco?
” Lo definivo e continuo a farlo anche oggi, una persona coraggiosa, ed anche un Papa con queste caratteristiche. Da cattolica io prego come del resto facciamo tutti, durante la messa, per il Papa”.
Nel libro si parla della riforma di Papa Francesco, come è andata?
” Penso che quella riforma sia in parte fallita e comunque è stata fermata ed ostacolata. Poi vedremo nel tempo come andrà a finire”.
Ha qualche cosa da farsi perdonare o da rimproverarsi?
” Sono rimasta vittima di una situazione più grande di me. Credo di aver giocato male le mie carte. Ero troppo giovane per quel ruolo. Averlo accettato è stato un errore di gioventù e lo ho pagato molto caro. A posteriori posso dire che non era un peso adeguato alle mie spalle e alle mie possibilità. Ho sbagliato ad accettare”.
Che differenza ci sta con i libri di Nuzzi e Fittipaldi?
” Io ho scritto questo libro senza intento di polemica e con la volontà di descrivere un periodo storico,ed un fatto. Ho evitato di fare la lista della spesa “.
Bruno Volpe
La caouqui è donna dei servizi segreti