Si chiama Raise Act (Reforming American Immigration for Strong Employment – Riforma dell’immigrazione Americana per rafforzare l’impiego) la nuova legge sull’immigrazione approvata ieri pomeriggio dal presidente Donald Trump. Affiancato dal senatore Tom Cotton dell’Arizona e dal senatore David Perdue della Giorgia, gli ideatori della norma, il presidente ha definito “storica” la proposta e ha dichiarato che “questa è la riforma più significativa del sistema di immigrazione da mezzo secolo”.
La legislazione prevede tagli drastici ai programmi di ricongiungimento familiare che consentono a fratelli e figli adulti di cittadini americani o di residenti legali di richiedere la carta verde, cioè il documento che consente di risiedere e di lavorare negli Usa in maniera permanente. Inoltre viene chiesta l’abolizione della lotteria che assegnava 50mila di queste carte soprattutto ai cittadini di Paesi più svantaggiati. Una novità è il sistema a punti che consente di concorrere alla concessione di 140mila visti basandosi sulla conoscenza dell’inglese, sui livelli di istruzione e sulle competenze professionali. Infine il numero dei rifugiati accolti dal Paese scenderebbe a 50mila all’anno. Queste misure dovrebbero, secondo il presidente, proteggere i lavoratori americani con poca istruzione, tra cui le minoranze razziali, dalla concorrenza per i posti di lavoro a basso reddito, ma l’affermazione non è stata supportata da dati.
Il vescovo Joe S. Vásquez, presidente della Commissione migranti della Conferenza episcopale Usa, ha ribadito “una forte opposizione al Raise Act perché discriminatorio e perché impone una definizione di famiglia che ne indebolirebbe i legami affettivi e sociali”. Secondo mons. Vásquez, infatti, la legge metterebbe “ostacoli all’unità delle famiglie mentre, come Chiesa, crediamo che più il legame con la famiglia è forte, maggiore è la possibilità per una persona di riuscire nella vita”. Critiche sono state espresse anche sul numero dei rifugiati accolti perché stabilire una cifra fissa non consentirebbe di rispondere con elasticità alle crisi umanitarie in atto. Il vescovo chiede al Senato di opporsi alla proposta ed esprime l’augurio che il Congresso e il presidente lavorino insieme per trovare soluzioni che riconoscano il valore dato dai migranti alla nazione “nel rispetto della vita e della dignità di tutti. Se questa riforma fosse stata approvata nelle precedenti generazioni, le persone che hanno costruito e difeso questa nazione sarebbero rientrate tra gli esclusi”. (SIR)