Attraverso una lettera pubblica, resa nota dal vaticanista Marco Tosatti, i fedeli italo albanesi di Piana degli Albanesi, Palazzo Adriano, Mezzojuso, Contessa Entellina, eredi di padre Giorgio Guzzetta, i fedeli della concattedrale della Martorana di Palermo, tutti in comunione con Roma (celebrano in rito bizantino, e la loro lingua liturgica è il greco) chiedono aiuto al Papa per “restare cattolici”.
In particolare i fedeli di una delle due Eparchie presenti nel sud Italia (l’altra è a Lungro, in Calabria), discendenti dalla “testimonianza di fedeltà lunga ben cinque secoli nata dal martirio in terra d’Albania”, reclamano “rispetto” per la loro Eparchia e, dopo “un biennio di continui ricorsi presso la Congregazione delle Chiese Orientali e dopo l’umiliazione del silenzio di essa, e dopo aver interpellato altri dicasteri della Santa Sede, senza avere mai ricevuto alcuna risposta” chiedono a Papa Francesco chiedono di essere trattati quali membri vitali “dell’Una Santa Cattolica ed Apostolica Chiesa”.
I fedeli si lamentano del nuovo Eparca, scelto dal Papa, che per loro “rappresenta una ferita ecclesiologica ed ecumenica”. In particolare i fedeli spiegano al Papa che il loro Eparca “dà segni di disprezzare, ed umilia in Vostro Nome, la Tradizione della Chiesa Orientale”. Per questo si affidano a Francesco per “tornare a un modus vivendi compatibile con la Tradizione orientale, che si è perpetuata fino ad oggi, e che purtroppo le azioni del vescovo Gallaro, coscienti ed incoscienti, stanno mettendo in pericolo gravissimo”. I fedeli fanno riferimento al neo Eparca Giorgio Gallaro, nativo della Sicilia, ma diventato sacerdote (di rito latino e poi melchita) negli Stati Uniti, dove era emigrato.
“Non era mai capitato né nella storia della diocesi, né in quella di Lungro, che ci fosse un vescovo non appartenente all’etnia albanese”, hanno dichiarato i fedeli italo-albanesi. “Di solito il vescovo deve essere albanofono, e di rito bizantino. Perché viene nominato vescovo un americano, che dal rito latino passa al rito melchita, a quello ruteno e infine si converte al rito bizantino?”. “Ma è normale che il vescovo di Piana degli Albanesi non conosca il greco? È la nostra lingua liturgica. Come fa a celebrare? In italiano!”, aggiungono i fedeli: “Poi c’è anche una parte in arbëreshë, anche questo viene ignorato”.
Infine i fedeli riferiscono di non vedere all’orizzonte altra soluzione che un intervento diretto del Papa e lamentandosi del fatto che la cattolicità “è messa in pericolo dai cattolici stessi” rilevano sconfortati che forse “un ritorno alla prassi orientale ortodossa, Santità sembra essere l’unico mezzo per avere il giusto rispetto ed il diritto all’esistenza”.
Matteo Orlando
In realtà sono meno di 50 persone in tutta l’eparchia, i più ‘eminenti’ sono ex seminaristi che credono di essere l’intellighenzia arberesh di Piana degli Albanesi.
L’Eparchia è viva, di sicuro non grazie a questi che hanno cominciato la guerra al nuovo vescovo prima ancora che entrasse nell’eparchia e quindi prima di conoscerlo, facendo una raccolta firme poiché non lo volevano in quanto non arberesh! Inoltre hanno continuato a portar scandalo tra i fedeli dell’eparchia poiché non erano d’accordo con gli spostamenti di alcuni “papas” (cosa che avviene normalmente in qualsiasi diocesi!).
Se volete vedere la vera vita dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, visitate la pagina facebook “Amici dell’Eparchia di Piana degli Albanesi”.