Serafino Ferrino, 69 anni, ex insegnante di educazione tecnica e vice-preside a Favria, in provincia di Torino, è stato per tre mandati sindaco di questo Comune di circa 5.200 abitanti.
Nell’estate 2016 è stato il capofila, insieme ad altri primi cittadini, fra coloro che hanno rivendicato il diritto all’obiezione di coscienza astenendosi dal “celebrare” una unione civile tra due uomini, tralasciando anche di firmare una delega per tale funzione. Da uomo di Stato e Cattolico convinto, non l’ha fatto solo per dovere di coscienza ma anche per fedeltà alla Costituzione Repubblicana che, all’articolo 29, riconosce come noto la famiglia “come società naturale fondata sul matrimonio”.
Al prof. Ferrino, con tutta probabilità, quel rifiuto a trascrivere le Unioni civili gay nel suo Comune gli ha “meritato” una brutale aggressione con 15 giorni di prognosi riservata. Non appena cessato dal suo ultimo mandato amministrativo, infatti, il 28 luglio scorso è stato vittima di un pestaggio premeditato e accuratamente pianificato, senza che finora le indagini delle Forze dell’ordine abbiano portato all’identificazione dei responsabili del vile gesto.
Prof. Ferrino, innanzitutto come sono attualmente le sue condizioni psico-fisiche?
Devo dire che fisicamente ora sto bene ma, seppure sono passati quasi due mesi dall’aggressione, sono ancora sotto choc dal punto di vista psicologico per l’accaduto. Non riesco per esempio a uscire di casa senza guardarmi con un po’ di preoccupazione attorno. Ma in definitiva sono fiducioso e grato alla Provvidenza che, per puro miracolo, mi ha preservato dal pestaggio in quanto non ne sono rimasti danni permanenti. Dolore ne ho provato molto ma, dopo 15 giorni di prognosi riservata e una Tac alla testa, le mie condizioni fisiche sembrano completamente ristabilite. Proprio nel momento in cui l’energumeno cercava di trarmi a sé per colpirmi dal finestrino della mia automobile, con un gesto apparentemente casuale ho chiuso la sicura dello sportello della mia automobile, e questo mi ha salvato la vita! Infatti, il delinquente non ha potuto farmi uscire dal veicolo per pestarmi con maggiore violenza e, chissà, con quale esito.
Ci può spiegare come sono andati i fatti in quella terribile mattina del 28 luglio?
Stavo ritornando con la mia automobile da una delle passeggiate mattutine che faccio per tenermi in forma. Mentre mi accosto al cancello del residence nel quale abito un uomo alto e robusto con un cappello in testa mi chiede di aiutarlo per far ripartire con i cavetti della batteria la sua vettura, che dice essere parcheggiata a pochi metri da dove ero. Naturalmente mi ha fatto allontanare dal cancello dove ero per sfuggire alla telecamera che l’avrebbe filmato durante il compimento della sua azione di violenza. Arrivato nella piazzetta che è vicino alla mia casa, dal finestrino abbassato il delinquente mia ha iniziato a sferrare una serie di pugni violentissimi, stando ben attento a non rispondere nulla alle mie grida del “perché? Perché stai facendo questo?”. Dal fatto che, una volta attirata l’attenzione delle mie urla si è affacciata una vicina di casa dalla finestra e l’aggressore prima di andare via ha preso le chiavi della mia automobile per gettarle lontano da me, ho capito che il pestaggio era stato commissionato a un professionista.
A cosa attribuisce l’aggressione?
Guardi, in 37 anni di mandati politico-amministrativi, 15 da sindaco, 5 da vice-sindaco e 17 all’opposizione, ho sicuramente “scontentato” qualcuno ma, in tutti i casi, le proteste e, talvolta, le minacce, sono state dirette e sono finite lì. Eppure avrò negato licenze o intaccato interessi economici anche rilevanti. Ma solo ora che sono cessato da ogni carica e competenza istituzionale mi trovo a subire questo agguato. Non posso non pensare che sia stato commissionato da quegli stessi ambienti Lgbt che, da una parte, invocano “tolleranza” e “libertà” (in realtà intesa come libertinaggio) ma, dall’altra, sono spesso prepotenti e violenti.
La stampa nazionale l’ha cercata di trasformare persino da vittima in colpevole, dipingendola come “il sindaco anti-gay”, come ha titolato un importante quotidiano nazionale. Ma lei si è mai espresso contro le persone omosessuali?
Non ho mai avuto niente contro le persone omosessuali. Mi oppongo, questo sì, al “matrimonio” gay. Mi lasci dire, gli esponenti Lgbt sono una piccolissima minoranza fra tutte quelle persone che hanno tendenze omosessuali e che, spessissimo, sono uomini e donne del tutto per bene.
Ha avuto solidarietà da parte delle Istituzioni?
Devo dire di sì ma, a livello istituzionale, quasi esclusivamente da parte di colleghi sindaci.
Giuseppe Brienza