Io ho personalmente disgusto per il Kyrie recitato. Nell’antica Roma questo era un grido di trionfo e la tradizione musicale della Chiesa ci ha lasciato esempi sommi di trattamento di questo testo. Buttato lì e recitato distrattamente, come avviene quasi ovunque, perde veramente efficacia e senso. Infatti l’OGMR parla di “canto”, un testo che presuppone la musica.
Io penso che 3 ripetizioni siano meglio di 2. Questo favorisce il canto del popolo come quello della Schola. Ma come detto, si eviti ad ogni costo che sia semplicemente recitato. Oppure, ancora peggio, preceduto dalle filippiche del celebrante che non aspetta che un occasione per infilare qualche chiacchiera.
Credo che l’articolazione del Kyrie nel rito ordinario non è ancora efficace. Ma questo è comprensibile se si pensa allo stato generale del rito. Se il corpo è prostrato nel suo insieme, non ci si può sorprendere se le parti singole ne soffrono.
Aurelio Porfiri