Intervistato da Paolo Gambi per il Catholic Herald il cardinal Raymond Burke ha detto che il «momento presente è pieno di confusione e di errori riguardo agli insegnamenti fondamentali della Chiesa, per esempio riguardo al matrimonio e alla famiglia. L’idea che le persone che vivono in un’unione irregolare potrebbero ricevere i sacramenti è una violazione della verità per quanto riguarda sia l’indissolubilità del matrimonio che la santità dell’Eucaristia. San Paolo ci dice nella sua Prima Lettera ai Corinzi che prima di avvicinarci per ricevere il Corpo di Cristo, dobbiamo esaminare noi stessi, o mangiamo la nostra condanna ricevendo l’Eucaristia in modo indegno. Ora la confusione nella Chiesa va anche oltre, perché oggi c’è confusione sul fatto che ci siano atti intrinsecamente malvagi e questo, naturalmente, è il fondamento della legge morale. Quando questa fondazione inizia a essere messa in discussione all’interno della Chiesa, allora l’intero ordine della vita umana e l’ordine della stessa Chiesa sono in pericolo. Quindi c’è la sensazione che nel mondo di oggi, che si basa sul secolarismo con un approccio completamente antropocentrico, con il quale pensiamo di poter creare il nostro significato di vita e significato della famiglia e così via, la Chiesa stessa sembra essere confusa. In questo senso si può avere la sensazione che la Chiesa dia l’impressione di non essere disposta ad obbedire ai mandati di Nostro Signore. Allora forse siamo arrivati alla fine dei tempi».
Relativamente ai Dubia e ad Amoris Laetitia, il cardinale americano dice che «l’intera questione deve ancora essere determinata sul come andare avanti, dal momento che non abbiamo ricevuto alcuna risposta, nemmeno un riconoscimento dei dubia , che sono domande molto serie. Penso di non poter dire altro in questo momento». In merito alla riconferma alla Segnatura Apostolica il porporato spiega che come cardinale ha «servito vari dicasteri della Curia romana. In realtà, al momento sto servendo solo due dicasteri, la Congregazione per le cause dei santi e il Pontificio Consiglio per i testi legislativi. Certo, ho una preparazione in diritto canonico e soprattutto in giurisprudenza, quindi in un certo modo, il mio nuovo impegno è logico. Oltre a questo non vorrei speculare su cosa possa significare».
Sugli occhi strizzati, da parte di alcuni prelati, al mondo protestante, Burke dice: «non vedo come si possa dire che la divisione della Chiesa fosse un atto dello Spirito Santo. Semplicemente non ha senso. […] non è possibile avere una celebrazione eucaristica comune con i luterani, perché non credono nell’eucaristia come insegna la Chiesa cattolica e, molto significativamente, non credono nella dottrina della transustanziazione, cioè che la sostanza del pane e del vino, al momento della consacrazione della Messa, è cambiata nella sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo. I cattolici che si impegni in una specie di “eucaristia ecumenica” abbandonerebbe la fede cattolica. Questo è un ecumenismo profondamente falso che farebbe un grave danno alla fede e alle anime».
Sulla Santa Messa il cardinale ha ricordato che «la forma precisa del rito riveduto della messa non è una conseguenza necessaria del Concilio Vaticano II. Di fatto, la riforma del rito della Messa, così come è stata condotta, non ha seguito fedelmente come avrebbe dovuto ciò che il Concilio Vaticano II ci ha insegnato e voluto. Ecco perché oggi parliamo di una “riforma della riforma”: in altre parole, dovremmo esaminare nuovamente come il Rito della Messa dovrebbe essere riformato in modo più fedele secondo il Concilio. Certo, il Concilio ha imposto alcune riforme del rito della Messa. Tuttavia, alcuni hanno condannato la riforma perché è stata eseguita come troppo violenta, in un certo senso, in termini di rimozione di così tanti aspetti che è stato difficile vedere la continuità tra i riti prima e dopo il Concilio. Certo, quella continuità è essenziale, perché il Rito della Messa ci è giunto fin dai primi secoli cristiani come realtà organicamente vivente; non si può avere una “nuova” Messa nel senso di un Rito della Messa totalmente nuovo. Dobbiamo in qualche modo esprimere la Tradizione Apostolica così come è arrivata fino a noi […] la celebrazione di entrambe le forme del rito romano – la forma più antica o tradizionale, e la forma ordinaria – è da considerarsi normale nella Chiesa. Dal motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI nel 2007, i sacerdoti sono liberi di celebrare la Forma Straordinaria. Quindi non ci dovrebbero essere motivi per credere che celebrare la Forma Straordinaria del Rito Romano sia un segno di essere in qualche modo un manifestante o un nemico del Papa».
Sulle differenze che esistono tra i cattolici, anche chierici, Burke sottolinea che «chi ci tiene insieme è Gesù Cristo, che viene da noi nella tradizione ininterrotta della Chiesa, nel suo insegnamento, nella sua sacra adorazione, nella sua disciplina e nel suo governo. Ma un vescovo che finge di ordinare un sacerdote secondo uno strano rito ha rotto la comunione con la Chiesa». Relativamente all’Ordine di Malta il cardinale spiega che «il Papa ha annunciato che il suo unico rappresentante per l’ordine è l’Arcivescovo Becciu della Segreteria di Stato del Vaticano. Mi ha lasciato con il titolo di “patrono cardinale”, ma al momento non ho alcuna funzione. Pertanto, non ricevo alcuna comunicazione né dall’Ordine di Malta né dal Papa». Alla domanda cosa farebbe come primo atto se venissi eletto papa? ha risposto che non penso che ci sia questo “pericolo”. Poi ha aggiunto: «penso che, non riferendomi a me stesso, la prima cosa che ogni Papa dovrebbe fare è semplicemente fare la professione di fede insieme a tutta la Chiesa, come Vicario di Cristo sulla Terra. La maggior parte dei papi lo fece, di solito con una prima lettera enciclica […per ricordare…] ancora una volta che la Chiesa è il Corpo di Cristo, che la Chiesa appartiene a Cristo e che siamo tutti ubbidienti nel suo servizio».