Dal 30 novembre scorso è in vendita su Amazon e su altre librerie online il nuovo libro del vaticanista Marco Tosatti dal titolo “Padre Pio contro Satana: La battaglia finale”. Edito dalla ChoraBooks, il libro si legge tutto d’un fiato non tanto per la quantità delle poche pagine (75) ma per lo stile utilizzato dall’autore: un linguaggio giornalistico per raccontare “un duello di tempi antichi, vissuto nel secolo appena trascorso”, una lotta reale, “un corpo a corpo prolungato per tutta l’esistenza terrena, e anche oltre, fra un monaco e il suo Avversario”.
Se è vero che la vita di padre Pio ha riempito le biblioteche e i giornali, nel senso che molti sono stati i libri e gli articoli dedicati al santo del Gargano, il testo di Tosatti non è semplicemente un libro che si aggiunge agli altri, ma un’indagine sulla lotta fra padre Pio (“Giobbe del XX secolo”) e il demonio, tra il “fedele senza cedimenti alla sua missione” e il ribelle a Dio per eccellenza.
Una ricerca, chiarisce Tosatti, che è stata sviluppata esaminando racconti, biografie, testimonianza su padre Pio e la Positio, la mole di documenti raccolta dai postulatori della causa del santo.
Tosatti racconta anche un episodio “di cui è stato protagonista uno dei fedelissimi del santo del Gargano” il celebre esorcista di venerata memoria don Gabriele Amorth che prima della morte ha narrato “di come il commendatore Angelo Battisti, primo amministratore e primo Presidente della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo sia stato posseduto negli ultimi anni della sua vita dal demonio”.
Tosatti ha ricostruito filo per filo la guerra combattuta da San Pio contro il demonio ma, per ragioni di spazio, “e per non tradire lo spirito monografico e mirato di questa piccola opera” si è concentrato solo sulle apparizioni diaboliche vissute da padre Pio, dando per scontate le estasi e visioni celestiali. Tuttavia, rileva l’autore, esisteva una stretta connessione fra interventi divini e diabolici.
Anche nelle ultime ore di vita, riflette Tosatti, “possiamo pensare che l’avversario non abbia concesso tregua”. E conclude: “L’eroe di un’epopea ‘deve’ morire con la spada in pugno. Anche padre Pio aveva un’arma. Quale fosse, lo rivelò pochi giorni prima di morire. Racconta padre Tarcisio da Cervinara che un giorno, ‘mettendosi a letto disse ai frati che erano in cella col lui: ‘Datemi l’arma. E i frati, sorpresi e incuriositi, gli chiedono: ‘Dov’è l’arma? Noi non vediamo niente!’. E padre Pio: ‘Sta nella mia tonaca, che avete appesa all’attaccapanni or ora!. I frati, dopo aver rovistato per bene in tutte le tasche del suo abito religioso, gli dicono: ‘Padre, non c’è nessun’arma nel suo saio! C’è soltanto la corona del Rosario!’. E padre Pio, subito: ‘E questa non è un’arma? La vera arma?’ “.
MATTEO ORLANDO