Chi ha ucciso Rosemary Santos, una domestica filippina di circa 30 anni trovata morta in un albergo di North Point (Hong Kong)? È un delitto passionale o c’è sotto qualcos’altro? Padre Antonio, un prete che “ha perso la fede”, riuscirà a non rilevare quanto una penitente gli ha confessato sulla morte della sua connazionale e amica “di peccati”?
Aurelio Porfiri, compositore, direttore di coro, educatore e autore di circa 30 volumi e 600 articoli si è cimentato per la prima volta in un thriller e il risultato non è per niente male. “La confessione: se puoi tradire Dio, chi non sarai capace di tradire?” (Edizioni Chorabooks, disponibile in formato Kindle ed Epub per EBook e, naturalmente, in formato cartaceo a 9.99 euro), che LA FEDE QUOTIDIANA vi presenta in anteprima, si legge piacevolmente e il suo non imponente numero di pagine (74 nella versione cartacea) consente un paio d’ore di immersione nelle atmosfere affascinanti e, a volte, inquietanti di Hong Kong dove è ambientato il giallo, il primo di una serie originale che girerà intorno ai sacramenti.
“Lui più ci pensava e più sentiva che tutto quello che era accaduto aveva qualcosa di insensato. Come mai questo amante passionale era così bravo nel ripulire le stanze? Sembrava più il lavoro di un agente segreto. E poi, se aveva ripulito tutto così in fretta e bene, forse allora quella operazione era comunque prevista per non lasciare tracce ed era stata solo anticipata visto l’evento improvviso. Per ripulire tutto si ha bisogno di alcune cose, come facevano ad averle già con loro? Non capiva, non gli quadrava tutta quella faccenda. Si era fatto l’idea che fosse opera di cinesi. C’erano vari cinesi che si divertivano con queste amanti occasionali a cui facevano dei regali a volte consistenti per poi tornare dalle loro famiglie. Forse era un poliziotto, come lui? Forse in questo caso si spiegava la bravura nel ripulire la scena del crimine. Ma come mai aveva premeditato un crimine simile? Non riusciva ad unire tutti i punti della questione per vedere il disegno che c’era dietro. Forse era proprio un cinese, magari un ricco cinese che aveva poi pagato qualcuno per fare il lavoro sporco. Ma come avevano fatto a non essere registrati? Certo che c’era proprio qualcosa che non quadrava”.
Nel romanzo niente è come sembra, emerge l’irrequietezza che si vive oggi ad Hong Kong, divisa fra la sua identità cinese e la sua aspirazione alla libertà.
Con tratti metafisici ma ben ancorato all’attualità storica ed ecclesiale, il racconto permette di comprendere la realtà sotto molti punti di vista: l’onesto poliziotto che indagata, le “colleghe” della vittima, qualche corrotto, un prete in crisi di fede ma anche di coscienza a causa del segreto confessionale che non può violare.
Non abbiamo intenzione di farvi lo spoiler del giallo. Vi lasciamo con questa citazione. Scoprite voi l’assassino prima della fine del romanzo… se ci riuscite.
“Il piccoletto si agitava nel suo ufficio della capitale. Il suo capo era veramente arrabbiato in quanto “l’incidente” di Hong Kong poteva mandare all’aria i loro piani. Lo aveva assicurato che i loro amici sul posto stavano sistemando la faccenda, compreso mettere a tacere la polizia facendo in modo che non indagasse oltre. Per quello lui aveva l’asso nella manica, ma non gli piaceva parlarne in giro. Avevano dato ordini di far smettere le indagini su quanto era successo in North Point”.