La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di oggi, 5 Marzo 2018.
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Nella liturgia del 5 Marzo 2018, lunedì della III settimana di Quaresima la Chiesa ci fa riflettere sul fatto che Gesù come Elìa ed Elisèo (2Re 5,1-15) è mandato non per i soli Giudei ma per tutti (Lc 4,24-30).
Dice Gesù: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
Il popolo d’Israele, chiamato da Dio a preparare l’arrivo del Messia, non lo ha saputo riconoscere. Il Vangelo di oggi ci ricorda una delle reazioni avverse agli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo: «tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino».
Nell’acqua del battesimo siamo diventati figli di Dio, incorporati a Cristo. Ma noi spesso non prendiamo coscienza del dono che Dio ci ha fatto. E se lo facciamo, accadde che l’uomo contemporaneo, pur nella ricchezza e nel progresso, è spesso sfiduciato e pessimista. Spesso ci troviamo disorientati di fronte a tante proposte che provengono dalla società. Questo perché il nostro cuore non è aperto al Signore, non è aperto alla sete di verità e di pace.
Noi che abbiamo la grazia di essere battezzati, di appartenere forse ad una famiglia cristiana, ad una comunità cristiana, noi che viviamo in un paese ancora sensibile al Vangelo, abbiamo abbastanza umiltà e fede per accogliere Gesù?
Nella seconda lettura dell’Ufficio delle letture, nella sua «Omelia 20», il santo vescovo Basilio Magno, ci ricorda che «la grandezza dell’uomo, la sua gloria e la sua maestà consistono nel conoscere ciò che è veramente grande, nell’attaccarsi ad esso e nel chiedere la gloria dal Signore della gloria. […] Il perfetto e pieno gloriarsi in Dio, si verifica quando uno non si esalta per la sua giustizia, ma sa di essere destituito della vera giustizia e comprende di essere stato giustificato nella sola fede in Cristo. E proprio in questo si gloria Paolo, il quale disprezza la propria giustizia, e cerca quella che viene da Dio per mezzo di Gesù Cristo cioè la giustizia nella fede. Conosce lui e la potenza della sua risurrezione, partecipa alle sue sofferenze, è reso conforme alla morte di lui per arrivare in quanto possibile alla risurrezione dai morti. Cade ogni alterigia e ogni superbia. Niente ti è rimasto su cui poterti gloriare, o uomo, poiché la tua gloria e la tua speranza sono situate in lui, perché sia mortificato tutto quello che è tuo e tu possa ricercare la vita futura in Cristo. Abbiamo già le primizie di quella vita, ci troviamo già in essa e viviamo ormai del tutto nella grazia e nel dono di Dio. Dio è lui che suscita in noi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni […] È ancora Dio che, per mezzo del suo Spirito, rivela la sua sapienza destinata alla nostra gloria. Dio ci dà la forza e il vigore nelle fatiche. […] Dio scampa dai pericoli al di là di ogni speranza umana».
Come è accaduto nella vita dei beati (Giovanna Irrizaldi, Ion Kostistik, Guglielmo Giraldi, Cristoforo Macassoli da Milano, Lazër Shantoja) e dei santi (Lucio I Papa, Carlo Gaetano Calosirto, Gerasimo, Kieran, Virgilio di Arles, Conone l’ortolano, Adriano di Cesarea, Teofilo di Cesarea di Palestina, Foca l’ortolano) ricordati oggi, 5 Marzo 2018.
*Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigli e Sotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.