Quando si riceve la comunione si procede in modo processionale. Ricordo un commento fatto da un giornalista italiano (non ricordo esattamente chi fosse) che diceva che qui da noi il popolo che va alla comunione somiglia un poco ad una colata lavica. Forse in alcune occasioni c’è questo disordine ma certamente non sempre. Certo una processione per la comunione rappresenta un popolo che si incammina per essere ammessi alla presenza del loro Re e Signore. Ecco perché è bene che la processione della comunione sia accompagnata da musica adeguata, regale, intensa e solenne senza essere trionfale. L’antifona di comunione è il canto della comunione, non giriamoci intorno. Ma esso non viene quasi mai ascoltato. L’antifona di comunione offre il tono di quella particolare “udienza” mentre vai a ricevere il tuo Re. Non ogni udienza ha lo stesso motivo, anche se il fine è sempre quello, cioè ricevere il tuo Re.
Se non si esegue l’antifona in gregoriano con il suo salmo, come detto in precedenza, si può musicare l’antifona in modo semplice sullo stile del gregoriano ed insegnare il ritornello prima della Messa.
A proposito: ricordo un buon padre, teologo, a cui dicevo che bisognava insegnare i canti prima della Messa. Lui, un poco indispettito, mi rispose che prima della Messa bisognerebbe fare Mistagogia. Purtroppo, questo vaneggiamento intellettualistico è quello che ha devastato la liturgia, quello di pretendere dal buon popolo più di quello che esso può dare. Il popolo non va a Messa per essere meramente istruito, ma soprattutto per essere edificato e nutrito e queste cose molto poco passano attraverso le parole.
Aurelio Porfiri