La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.
Ecco l’audio
Ecco il testo
VIII domenica del Tempo ordinario
Lc 6, 39-45
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
In questo Vangelo dell’ VIII domenica del Tempo Ordinario che precede il tempo di Quaresima, Gesù afferma apertamente che quando pretendiamo di guidare gli altri senza prima aver fatto un percorso personale e aver maturato con le necessarie persecuzioni il nostro desiderio di bene, siamo ciechi che guidano altri ciechi e quindi facilmente siamo in pericolo noi e mettiamo in pericolo altri che a noi si affidano. Un sano realismo biblico che contraddistingue le interpretazioni rabbiniche della Sacra Scrittura, ma anche le riflessioni filosofiche più recenti che riflettono sulla vita umana, ci confermano che solo Dio vede tutta la realtà, noi uomini ci vediamo parzialmente, perché ognuno può avere un approccio diverso alla realtà e non può pretendere di conoscerla tutta! Ecco allora che oggi il Vangelo ci dona una prospettiva armoniosa della conoscenza e ci offre un consiglio: guardare negli altri non le nostre aspettative o le nostre impressioni, che sono sempre limitate e limitanti, ma il buono, che in greco significa anche il bello, che loro riescono ad esprimere con la loro esistenza. Gesù afferma che ogni uomo ha un tesoro nel cuore, in cui raccoglie tutto ciò che vive. E, da questo scrigno interiore, cioè da quello che ciascuno di noi custodisce dentro di sé, sovrabbonda, cioè trabocca, eccede l’espressione, la parola, i gesti, le azioni. E’ dall’eccedenza del cuore che viene la qualità morale della vita cristiana! Per questo il vangelo oggi ci invita a custodire il cuore nella sua bontà e bellezza, nella sua autenticità. Nello stesso tempo, poi, ci invita anche a vedere l’altro a partire da questa bellezza originaria del cuore umano! Perché, se uno custodisce uno sguardo buono verso l’altro, comprenderà che l’uomo cattivo porta frutti cattivi, come dice giustamente il Vangelo, ma non perché è nato cattivo, ma piuttosto perché ha subito una limitazione della sua libertà profonda, della sua autenticità, si è lasciato rubare la sua bellezza, la sua purezza! Ecco, allora lasciamo che dalla nostra bocca, e anche dai nostri comportamenti, oggi emerga anche in noi quella bellezza pura che abita nel cuore di ogni creatura. Preghiamo con la Chiesa intera, perché il percorso della Quaresima che inizierà nel mezzo della settimana che ci sta davanti, ci faccia prendere coscienza della bellezza e della purezza di Dio che abita nel nostro cuore e ci apra alla lode, alla gioia dei salvati. E questa sia per noi una Quaresima di gioia!! Buona domenica a tutti!
* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.