La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.
Ecco l’audio
Ecco il testo
IL VANGELO DEL GIORNO: lunedì 1 Aprile 2019
Nel Vangelo di oggi Gesù giunge in Galilea al suo ritorno da Gerusalemme, dove viene accolto con gioia dai Galilei che invece qualche tempo prima lo avevano respinto. Giunto a Cana, dove aveva cambiato l’acqua in vino, Gesù viene raggiunto da un funzionario del re, che lo prega di andare a guarire il figlio. Vista l’insistenza, il Maestro gli dice: “và, tuo figlio vive!“. Allora “quest’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino“. Ma proprio mentre tornava a casa, i servi gli vennero incontro dicendogli che il figlio era vivo ed era guarito proprio quando Gesù gli aveva detto “tuo figlio vive!“. Il Vangelo, infine, conclude: “credette lui con tutta la sua famiglia“. Il punto di partenza di tutta la dinamica del testo è questa frase: “Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino“. Si tratta di un cammino nella fede. Poiché la fede è sempre preceduta dall’ascolto, meditando questo Vangelo, scopriamo che l’ascolto, diventato fede, prende forma nel movimento. Oggi, infatti, abbiamo davanti a noi quest’uomo che cammina spinto dalla fede, quasi “portato“, “agito” da una forza, una spinta interiore, che lo fa camminare, che lo fa procede in avanti. Questo è lo Spirito Santo che agisce in ogni credente! E, come osserviamo nel testo, quest’uomo, immerso nel movimento dello Spirito, non ha neppure bisogno di arrivare alla meta per essere esaudito: Dio lo stupisce mentre cammina, lo precede e lo esaudisce! Questa è la dinamica di Dio che anche noi possiamo sperimentare ogni giorno, se viviamo e ci muoviamo nella fede. Sì , perché la fede è una forza dinamica! Ma perché c’è bisogno che quest’uomo si metta in cammino per essere esaudito lungo il cammino? C’è bisogno, perché è importante, per lui e per noi, capire che la fede, di fatto, è incertezza, è vivere una situazione che destabilizza, che ci rende fragili e vulnerabili, perché è proprio in questo percorso di impoverimento e di fragilità che il compimento dalla grazia e il dono di Dio ci vengono incontro! Allora oggi affidiamoci alle parole di Gesù come fossero davvero quel ritmo in musica che ci permettono di creare i passi nuovi di una danza nuova! Lasciamoci impoverire anche noi, come ha fatto questo padre, fino al punto da metterci in cammino con la parola di Gesù nel cuore. E ricordiamoci che Gesù confida anche a ciascuno di noi, personalmente, la Sua parola. Non perché siamo bravi, ma perché con la sua parola nel cuore, possiamo andare avanti e sperimentare la gioia di camminare per fede, attraversando le nostre specifiche e personali situazioni. Allora, in questa nuova settimana che si apre davanti a noi nel tempo di Quaresima, sempre più vicini alla Pasqua cresciamo, camminando, nella fede. Buona giornata!
Gv 4, 43-54
In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per andare in Galilea. Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”. Ma il funzionario del re insistette: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Gesù gli risponde: “Va’, tuo figlio vive”. Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: “Tuo figlio vive!” S’informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: “Ieri, un’ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato”. Il padre riconobbe che proprio in quell’ora Gesù gli aveva detto: “Tuo figlio vive”, e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.
* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com