In Canada la statua di San Vladimir I di Kiev è stata trovata decapitata a Winnipeg.
A fare la macabra scoperta è stato Padre Michael Buyachok, il parroco della cattedrale dell’archieparchia ucraina di Winnipeg. “È un evento tragico, perché la statua simboleggia qualcosa per noi. I nostri parrocchiani sono addolorati”, ha detto Buyachok.
La statua era stata benedetta da San Giovanni Paolo II durante la sua visita a Winnipeg e in altri luoghi del Canada nel 1984. La polizia è stata informata dell’incidente, che hanno descritto come vandalismo e furto. San Vladimir I di Kiev, il grande principe di Kiev, è venerato per essere battezzato nel 988, fatto che ha portato alla cristianizzazione di Kievan Rus, uno stato il cui patrimonio è oggi rivendicato da Ucraina, Russia e Bielorussia.
Non è ancora chiaro il motivo per il quale qualcuno abbia tagliato e rubato la testa della statua.
La chiesa del Canada ha informato coloro che vendono rottami metallici per rimanere vigili nel caso in cui arrivassero dei pezzi da vendere. Buyachok ha detto che si aspetta che i pezzi vengano restituiti. “Ridateci la testa, non vi denunceremo”.
A Kiev, nell’odierna Ucraina, san Vladimiro principe ricevette al battesimo il nome di Basilio e spese le sue forze a diffondere tra i popoli a lui soggetti la retta fede. All’epoca le due Chiese, di Roma e di Costantinopoli, erano unite, sebbene in continuo dissenso. Il papa Giovanni XV mandò ambasciate a Vladimiro, e così Roma fu presente alla nascita del nuovo regno cristiano (e infatti il culto per Vladimiro sarà poi riconosciuto da entrambe le Chiese). Ma a Kiev prevalse poi l’influenza religiosa bizantina; sicché, con lo scisma d’Oriente avvenuto nel 1054, la Chiesa di Kiev seguì Costantinopoli.
La generosità di Vladimiro, scrisse un cronista, “riscattò i dissoluti costumi di un tempo”. Egli mitigò poi in senso cristiano le leggi e pose i problemi dell’educazione e dell’aiuto ai poveri tra i doveri dei regnanti. Nel 1011, essendo morta la moglie Anna, Vladimiro sposò una nipote dell’imperatore Ottone I.
La sua vita austera negli ultimi anni e la sua mitezza lo resero ancora più popolare, motivando l’appellativo di santo dopo la morte.