“Aborto. Ragione vere e false” è il nuovo libro di Enrico Pagano, edito da Il Cerchio. Si tratta di un agile volumetto dedicato ai “sei milioni di bambini italiani cui è stato impedito di nascere” dalla approvazione della legge sull’aborto, la 194 del 1978.
Pagano nel 2015 aveva scritto “L’Olocausto bianco”, un altro volume sul tema della “eterna tragedia dell’aborto”, dove mise a confronto due mondi: uno confessionale, l’altro privo di riferimenti spirituali. Si trattava di un testo pieno di citazioni bibliche, che da facevano contraltare alle norme sull’interruzione volontaria di gravidanza in vigore nei diversi Stati moderni. Pagano, però, è voluto andare oltre: “Mi sono detto – scrive – che esiste anche chi non crede affatto nei dieci comandamenti che sono, in estrema sintesi, tutta la legge naturale. Si è forse tutti obbligati a sottostare al magistero morale della Chiesa? E gli atei e chi non crede in nulla? Questa volta, quindi, ho cercato di individuare quali sono le ragioni per le quali avviene l’aborto, e mi sono posto il seguente interrogativo: esistono argomenti non religiosi ed esclusivamente razionali per sostenere che la vita umana va rispettata sempre, dal suo inizio alla sua fine? Credo di aver dimostrato di si.”
Secondo Pagano gli esiti della 194 sono davanti agli occhi di tutti. Per questo motivo, l’autore smonta una ad una tutte le obiezioni poste dai sostenitori dell’aborto, l’una dopo l’altra. Soprattutto, Pagano spiega come i sei milioni di esseri umani abortiti potrebbero essere molto di più, visto che tale cifra è ufficiale, mentre nessuno conta gli aborti clandestini, che potrebbero essere, ogni anno, circa trentamila oppure, seconda la onlus Dossetti, addirittura cinquantamila. La legge, dunque, in questo caso non avrebbe funzionato: il suo grande obiettivo, quello di eliminare questa piaga, non è stato raggiunto. Un libro da leggere, quello di Pagano, e di far leggere ai sostenitori dell’aborto: la logica del libro è infatti difficilmente smontabile, se non con motivazioni del tutto ideologiche.
Michele M. Ippolito