Evacuazione immediata delle persone più vulnerabili dall’Afghanistan, con particolare attenzione anche alle minoranze a rischio di persecuzione. Assistenza umanitaria nel Paese e nei Paesi limitrofi con l’impiego di personale femminile in grado di raggiungere donne e bambine. Attivazione di ogni canale diplomatico possibile, anche se il dialogo deve avvenire “nell’interesse del popolo afghano” e “a condizione del rispetto dei fondamentali diritti umani”. E infine, consentire nei Paesi europei procedure rapide per l’accesso all’asilo e stoppare immediatamente ogni processo giudiziario di rimpatrio forzato in patria. È il “pacchetto” delle priorità contenute in un Documento elaborato dalla Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme), organismo a cui aderiscono anche il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e la Conferenza delle Chiese in Europa (Kek), “per una risposta dell’Ue alla situazione in Afghanistan”. “La stragrande maggioranza degli sfollati afghani – scrive il Ccme nel documento – sarà probabilmente ospitata nei Paesi vicini, come è avvenuto in decenni di sfollamento dall’Afghanistan”.
I numeri sono già chiari: a luglio 2021, l’Iran ha ospitato 800.000 rifugiati registrati e fino a 3 milioni di sfollati afghani. In Pakistan i rifugiati registrati sono 1,4 milioni. Cifra che può arrivare fino a 2 milioni di altri sfollati afghani non registrati nel Paese asiatico. “Queste cifre – si legge nel documento – aumentano di giorno in giorno. Ci sono, inoltre, quasi 5,5 milioni di sfollati interni nel Paese”. “In questo contesto, è fondamentale che la piccola percentuale di sfollati che arriva in Europa abbia accesso rapido a una procedura di asilo equa, in linea con gli obblighi degli Stati europei ai sensi del diritto dell’Ue e della legge internazionale”.
“Evacuare il più rapidamente possibile e il maggior numero possibile di persone che sono a rischio immediato per la loro sicurezza” è la priorità sottolineata dalla Commissione che include nella lista le donne e le bambine, come pure i membri delle minoranze a rischio di persecuzione. Riguardo invece ai negoziati di dialogo, il Ccme scrive: “Il dialogo con tutti gli attori interessati in Afghanistan è importante se è nell’interesse del popolo afghano. Tuttavia, a parte l’assistenza umanitaria, tutte le altre forme di cooperazione con qualsiasi potenziale governo futuro devono essere subordinate al rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli afghani, in linea con gli obblighi internazionali dell’Afghanistan e dell’Ue”. Il documento mette poi in guardia i politici europei da ogni strumentalizzazione politica della situazione afghana per “alimentare panico e paura verso le persone che cercano protezione” e per legittimare politiche pre-esistenti di chiusura delle frontiere. (SIR)