“Aldo Moro, altissimo esempio di misericordia, seppe perdonare i suoi assassini.” Lo dice in questa intervista il postulatore della causa di beatificazione dello statista salentino, il professor Nicola Giampaolo, apprezzato collaboratore del Quotidiano di Bari. Come noto, si celebrano i cento anni dalla nascita di Moro.
Professor Giampaolo, qual è il centro del messaggio di Moro?
” Il fulcro, di straordinaria attualità, è quello di aver messo al centro della sua azione il rispetto per la dignità dell’ uomo. Da questo, discende il posto che egli seppe dare alla ricerca del bene comune. Possiamo serenamente affermare che Moro fu un modello di vita e di speranza sia per quello che riguarda i valori umani che quelli cristiani”.
Ricerca del bene comune, perché?
” Moro ha sempre ricercato il dialogo con tutti, ma nel rispetto assoluto dei valori cristiani e della dottrina sociale della Chiesa, dando alla politica la P maiuscola. E la politica, come diceva Paolo VI è la forma più alta di carità quando viene fatta bene”.
Lei gira tutta l’Italia dando conferenze su Moro, che risultati riscontra?
” Molto positivi. La gente, specialmente i giovani, ascolta con attenzione, spesso entusiasmata. Non risponde al vero la leggenda metropolitana di un Moro incomprensibile, sicuramente era un uomo colto e parlava da uomo colto, ma se si leggono i suoi scritti si capisce perfettamente ed è anche lineare”.
Per la sua beatificazione non ci vuole il riconoscimento di un miracolo?
” No, perché egli è morto in odio alla fede cattolica ucciso dalla Brigate Rosse in obbedienza ad un disegno criminale che ha un filo conduttore: Paolo VI, caso Orlandi, Giovanni Paolo II attentato, e dunque i servizi del KGB”.
Venne barbaramente trucidato…
” Un martirio. Però Moro, seppe perdonare i suoi assassini ed è questo un grandissimo, vivo esempio di misericordia molto attuale.”
Bruno Volpe