E’ alle prime battute il Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia, preceduto dai fuochi pirotecnici del teologo polacco gay ed esternatore. I lavori dell’assise si incentrano prevalentemente sul tema delicato della famiglia e sulle relative sfide pastorali. Ne abbiamo parlato con monsignor Alfonso Gerardo Miranda Guardiola, vescovo ausiliare di Monterrey in Messico, a capo della Pastorale per i divorziati risposati, pastorale fondata e animata dal noto avvocato Carlos Carrabias di Monterrey, direttore dell’ ufficio giuridico del colosso commerciale degli ipermercati Soriana.
Eccellenza, che cosa si propone questo Sinodo?
” Come ogni assise, sarà motivo di approfondimento e di serena discussione, ovviamente franca ed onesta, sulla famiglia ,oggi minacciata da una cultura contraria, e la chiesa cattolica. Come ha detto il Papa, è giusto che ciascuno dentro questo Sinodo ed anche da fuori, porti con onestà e franchezza, senza reticenze, il suo contributo nel rispetto della Verità”.
Il Sinodo ha il potere di modificare la dottrina?
“No. Non è nei suoi poteri. E aggiungo doveri. Tuttavia, ci troviamo davanti a sfide nuove e la Chiesa cattolica deve trovare il coraggio di affrontarle, persino le più scandalose e difficili. Non dobbiamo mai aver paura del nuovo”.
Comunione ai divorziati risposati, la crede possibile?
“Sin qui, no. Del resto, la dottrina della chiesa, in proposito parla chiaro. Noi ci dobbiamo rifare per la discussione al documento pre sinodale e muovere da questo. Sui divorziati, penso che non possiamo chiuderci e costruire barriere ideologiche o teologiche davanti alla sofferenza di chi vive una situazione difficile e penosa. E’ nostro dovere di pastori seguire e mostrare misericordia, saper lenire le ferite e aiutare in un cammino tanto difficile. Prevalga la misericordia sul giudizio”.
Coppie gay, che fare?
“Dare la comunione sicuramente no, lo dice la dottrina che non è modificabile. La Chiesa, tuttavia, sia sempre vicina ad ogni uomo o donna chiunque sia, senza pregiudizio. Occorre essere coraggiosi ed aperti alle altrui difficoltà e sofferenze”.
Bruno Volpe