Con una toccante lettera-testimonianza ubblica, Fratel Luca Perletti, camilliano, descrive la situazione della Sierra Leone dove è impegnato con i colpiti dall’Ebola. “Da un paio di settimane, la Sierra Leone è entrata nella stagione delle piogge anche se non ancora con l’intensità di luglio e agosto quando assumono le caratteristiche monsoniche. – scrive Perletti – Quella attuale serve a rendere soffice il terreno e permettere la semina del riso che è l’alimento base della nutrizione locale.”
“Sul fronte Ebola, i primi tiepidi sorrisi che segnalavano l’avvicinarsi della fine dell’epidemia lasciano in questi giorni spazio ad una legittima preoccupazione. – prosegue il missionario camilliano – Infatti, dopo che in diversi Distretti il numero di nuovi casi è sceso a zero per diverse settimane; e dopo che a livello nazionale non si erano verificati nuovi casi per una decina di giorni, negli ultimi giorni nuovi casi di infezione obbligano a mettersi in stato d’allerta. Un colpo di coda o la ripresa dell’epidemia? Non si può escludere e bisogna riattivare la guardia e alzare il livello di attenzione. Ce ne vorrà prima che sia finita!”
Nella sua lettera fratel Perletti racconta le storie di Kamara Sheka, un ragazzo di sedici anni cui l’Ebola ha portato via 23 familiari e quella di Thulla Adamsay, cui l’epidemia ha sottratto tutti i figli.
“L’ebola ha fatto tanti orfani ma – di fatto – non ha lasciato nessun bambino per strada”, ricorda Perletti. “Zii e lontani parenti che vengono a prendere nipoti rimasti soli; madri che si accollano figli di sorelle e fratelli mori per Ebola, con una naturalezza che va oltre le logiche dei numeri (aumento delle bocche da sfamare!); nuclei familiari che si dilatano a dismisura con frotte di bambini. È il segno della resilienza di questa gente, della capacità di continuare a vivere anche in mezzo a tragedie ed al fallimento”.
Matteo Orlando