La santità di Giovanni Paolo II era nota in vita, molto prima che la certificasse, con la sua saggezza, la Chiesa. Ne è convinto e lo dichiara in questa intervista che ci ha rilasciato il vaticanista polacco Vladimiro Redzioch, grande firma di Tygodnik Katolicki Niedziela.
Redzioch ha pubblicato per la canonizzazione del santo Papa, un eccellente volume dal titolo: “Accanto a Giovanni Paolo II-Gli amici e collaboratori raccontano” ( edizioni Ares), con una esclusiva intervista al Papa Emerito Benedetto XVI. Lo abbiamo intervistato.
Dottor Redzioch, che ritratto ne viene fuori?
” A mio avviso, la santità di una persona, indipendentemente da quello che suggella la Chiesa, si vede nella vita. Giovanni Paolo II è stato santo nel vivere e questa santità è stata apprezzata da tutti quelli che lo hanno conosciuto. Il compianto cardinal Deskur, che era suo amico, mi ha raccontato un fatto sintomatico”.
Prego..-
” Quando Karol andava al seminario clandestino di Cracovia, i suoi stessi compagni di corso, pertanto giovani come lui, a venticinque anni, misero sulla porta della sua stanzetta un cartello: ” Karol, puro santo”. Si rende conto: giovani che riconoscono in lui a quel tempo ed età la santità”.
Passiamo alle considerazioni espresse dal Papa Emerito…
“I due si stimavano e volevano molto bene . Nel suo scritto, Benedetto XVI afferma che lo ha colpito in Giovanni Paolo II il coraggio delle verità. Ha perfettamente ragione. Giovanni Paolo II ha fatto del coraggio e della verità ricerche costanti”.
Che cosa ha rappresentato per la Polonia?
” Non è stato un politico nel senso tipico del vocabolo. Ma ha sempre combattuto sul piano della verità quello che imponeva l’ antropologia dell’ uomo sovietico, un sistema e un prototipi non voluti da Dio ed anzi contrari. Un modello di esistere ostile ai valori cristiani. Il comunismo sovietico si è basato su terrore e menzogna e Giovanni Paolo II ha scelto per dire di no la via della verità che rende liberi”.
Tanti raccontano del suo modo particolarmente concentrato nel pregare. Conferma?
” Ho avuto molte volte il privilegio di assistere alla messa nella sua cappella privata. Concordo che era un mistico, che il suo cuore e la mente erano sintonizzati su Dio e sul trascendente. Una modalità intensa di pregare, si estraniava da tutto. Quando arrivavo nella cappella per la messa tante volte lo trovavo già, in ginocchio e la testa tra le mani che qualche volte alzava verso il cielo”.
Bruno Volpe