Uno dei più noti giornalisti italiani, Bruno Vespa, pronuncia un “no” forte e chiaro al ddl Cirinnà ed alla stepchild adoption. Sulle colonne dei giornali che compongono il Quotidiano Nazionale, di cui è direttore editoriale, Vespa scrive senza tentennamenti che il disegno di legge è sbagliato nella sostanza. “Confesso che all’inizio non avevo capito. Esistono molti casi in cui un uomo o una donna hanno avuto figli da una precedente unione eterosessuale. Perché non consentire l’adozione del bambino da parte del nuovo compagno omosessuale se i genitori biologici vengono a mancare? Beata ingenuità. – sono le parole di Vespa – Il discorso, come sappiamo, è tutt’altro. Il legittimo desiderio di maternità o di paternità viene aggirato. Per come è scritta la legge Cirinnà che la maggioranza vorrebbe approvata nelle prossime settimane, viene di fatto autorizzata la pratica che con una definizione un po’ volgare, ma chiara si chiama ‘utero in affitto’. Un uomo potrà dare il suo seme a una signora compiacente e in genere ben retribuita per poi prendersi il figlio e farlo adottare dal suo compagno. Una donna potrà comperare il seme da uno sconosciuto e dare un figlio alla sua compagna. Verrebbe cioè legalizzato un mercato sulla cui immoralità pochi hanno dubbi.”
Vespa ricorda che “è vero che in alcuni Paesi questa procedura è legittima, ma noi abbiamo tradizioni diverse. In quasi tutti i Paesi del mondo il pubblico ministero, di dritto o di rovescio, dipende dal governo. In Italia il tema non si può nemmeno sfiorare? Perché? Abbiamo le nostre tradizioni, si risponde, guai a violarle.”
Vespa ricorda che “chi si oppone alle unioni civili lo fa nel timore di una loro parificazione al matrimonio. Poiché tuttavia non si è riusciti a garantire al compagno o alla compagna omosessuali i diritti che ragionevolmente spettano a un convivente, un passo in avanti viene accettato dalla stessa Chiesa. Purché sia chiaro – almeno in linea di principio – che il matrimonio tra un uomo e una donna è e resta una cosa diversa. La grande maggioranza degli italiani è infatti favorevole alle unioni civili, ma una maggioranza ancora più larga (il 70 per cento) è contraria all’adozione da parte degli omosessuali.”