“Le immagini delle proteste e dei disordini di piazza in alcune città italiane mi hanno colpito profondamente”.
Lo ha rivelato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nella parte della sua introduzione alla Settimana sociale di Taranto dedicata agli effetti della pandemia, che “ha lasciato una grande eredità. Un’eredità, purtroppo, durissima e incalcolabile nelle nazioni più povere. E un’eredità, invece, ben visibile nei Paesi più sviluppati, come l’Italia. Penso ai tanti nostri cari morti, alle sofferenze di moltissime famiglie, alla difficile situazione economica di molte aziende e, infine, al drammatico bilancio in termini di frustrazione sociale”. “C’è un malessere sociale che cova nelle viscere della nostra società e che riemerge ogni volta che c’è una crisi umanitaria: in precedenza, erano i migranti; oggi la pandemia”, la tesi di Bassetti: “Molto spesso, a pagare le conseguenze di tutto ciò, sono i nostri giovani, i nostri figli”. “Occorre, pertanto, un balzo in avanti”, la proposta: “Serve uno sguardo lungo sulle sorti dell’Europa e soprattutto dell’Italia. Alla Settimana Sociale di Cagliari auspicai un piano di sviluppo per l’Italia che partisse dalla valorizzazione della fragile bellezza del nostro Paese: un grande investimento sul patrimonio paesaggistico, culturale e architettonico dell’Italia. Confermo tutto quello che dissi tre anni fa. Mai come oggi è necessario un nuovo patto sociale tra tutti gli uomini e le donne italiane di buona volontà per mettere a tema l’Italia e il suo futuro facendo proposte concrete e non solo belle parole sul nostro Paese”.
“Ma oggi, accanto a un piano di sviluppo per l’Italia c’è bisogno anche di altro”, ha sottolineato il presidente della Cei: “Qualcosa di più profondo. Serve una profezia sull’Italia. È necessaria una voce alta e autorevole che sappia leggere i segni dei tempi: ovvero sappia comprendere e interpretare questo scorcio di XXI secolo”. (SIR)