“Il nostro pensiero va a quella gente che ha perso la vita o che è rimasta ferita, che solo perché cristiana ha pagato col sangue la sua fede. Questo deve smuovere noi che cerchiamo più la ‘fede-camomilla’ che ‘una fede-vita’”. Così l’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, ha aperto ieri sera il secondo appuntamento degli esercizi spirituali cittadini in preparazione alla Pasqua.
“Ci convertiamo nella misura in cui ci giriamo dalla parte dei fratelli”, ha affermato il cardinale commentando la parabola del Samaritano. “L’amore diventa vero quando diventa gesto”, ha proseguito, invitando a rileggere la parabola “mettendoci al posto dell’uomo ferito, del Samaritano, dei briganti e del locandiere”.
Il cardinale ha auspicato che si vada “a messa la domenica non per sentirsi a posto con la coscienza ma perché voglio che il Signore mi scuota la coscienza”. Altrimenti, “a furia di sentirmela a posto, la mia fede diventa un dolcificante”. Per questo, come nella parabola, “il Signore ci dice: ‘va e fai anche tu lo stesso’”. “A volte il nostro cuore diventa pigro, poco generoso”, ha ammonito l’arcivescovo, osservando che “se voglio incontrare gli uomini mi devo mettere per strada. Noi preferiamo le Chiese in cui fermarci e chiuderci con la scusa che c’è Dio. Ma Dio ci ricorda che il nostro posto è la strada”.
“La Chiesa è missionaria”, ha continuato, rivelando: “come vorrei che le nostre comunità scoprissero questo”. Montenegro ha poi chiesto: “dal Vangelo togliete le pagine che parlano di poveri, cosa resta? Solo la foderina”. “Non c’è una pagina che non parli di poveri e noi – ha concluso – riusciamo a vivere una vita di fede senza poveri, solo con qualche elemosina”. (SIR)
Mi viene un dubbio: ma Il cardinale Montenegro lo ha letto per davvero Il vangelo?