“Il momento è adesso. Avviare una giusta transizione per far fronte all’emergenza climatica”, è il titolo del dossier pubblicato da Caritas Italiana in vista della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a Glasgow dal 31 ottobre al 16 novembre e del Vertice del G20 in corso a Roma.
Il rapporto evidenzia come “il rischio climatico sta aumentando su tutto il pianeta. Il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il 21° secolo a meno che non si verifichino profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra nei prossimi decenni. Aumenta anche in casa nostra la frequenza di eventi eccezionali, come purtroppo confermano le recenti emergenze. Nel contempo diminuiscono le rese agricole soprattutto nel Sud globale, intere regioni sono sempre meno abitabili, aumentano coloro che non hanno scelta se non quella di lasciare la propria terra d’origine a causa di un ambiente sempre meno ospitale”. A tutto questo, secondo quanto emerge dal Dossier, “non esiste una risposta locale, oppure sul breve termine. Tutta la famiglia umana è toccata e deve reagire insieme alzando lo sguardo su quanto avverrà nei prossimi decenni: ma chi paga il prezzo più salato di quanto avviene sono proprio coloro che meno sono responsabili dei cambiamenti catastrofici cui andiamo incontro”. Per Caritas Italiana “è urgente una trasformazione profonda per dare concretezza a quella conversione ecologica di cui parla papa Francesco nella Laudato si’. Si tratta di ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano”.
Il dossier prende spunto anche dalla recente Settimana Sociale di Taranto per dare una risposta: “avviare una transizione ecologica verso un nuovo modello di sviluppo, che è insieme sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva, ma anche ecumenica e interreligiosa”. “Basta esitazioni o mezze misure – ribadisce Caritas Italiana – occorre accelerare la transizione dei sistemi produttivi e l’uscita definitiva dalle fonti energetiche fossili; occorre rispettare gli impegni finanziari riconoscendo il prezzo pagato dalle comunità e dalle persone più esposte al cambiamento climatico nel sostenere la difficile transizione; occorre stabilire quadri regolatori chiari e vincolanti per l’azione del settore privato. Le nostre vite sono state stravolte dalla pandemia, i cui effetti si sono intrecciati col degrado socio-ambientale già in atto. Dobbiamo riprendere il cammino. E dobbiamo farlo a partire dalla nostra responsabilità di lasciarci toccare da quanto avviene nel mondo, per non essere semplici spettatori del cambiamento. Il grido della terra e il grido dei poveri ci interpellano e ci chiedono, di abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra i popoli”. Il dossier è disponibile su www.caritas.it (SIR)