di Padre Giuseppe Tagliareni*
Come tutte le cose, la musica può portare a Dio o no. È una forma di arte fatta di suoni, di ritmi, di melodie, espressione del genio umano. Come la pittura, la poesia e altre arti, dovrebbe portare a Dio, fine ultimo dell’esistenza e autore di ogni dono. Ma così non è, perché spesso lo scopo è altro: dilettare se stessi, animare la danza e il ballo, accompagnare il canto, suscitare emozioni, scatenare le passioni, eccitare gli animi, trasmettere un messaggio in modo più potente, celebrare eventi sia di gioia che di dolore, incitare alla battaglia, etc.
Certo, il potere suggestivo della musica è molto grande: il suono supera la parola e la diversità delle lingue, si fa comprendere da tutti, sintonizza le masse, unifica gli animi, fa sognare e dimenticare, proietta in un mondo irreale dove regna l’euforia e il canto.
La musica non parla alla mente ma al cuore, con un linguaggio suo proprio che da tutti è recepito, sebbene vi siano tante diversità di generi e di culture.
Al tempo dell’antica Grecia, ad esempio, vi erano due generi di musica: quella apollinea e quella dionisiaca: la prima, con ritmi e strumenti propri, veniva usata per diletto o nelle cerimonie; la seconda, con ritmi e strumenti diversi dai primi, veniva usata nei “baccanali”: feste in onore di Bacco a base di alcol e sesso sbrigliato.
Questo secondo genere di musica ha un equivalente moderno che è il “rock ‘n roll”, che nato in America negli anni 50 si è poi diffuso in tutto il mondo, prendendo soprattutto le masse giovanili. Esso porta avanti una vera rivoluzione culturale dagli esiti molto gravi. Infatti non porta a Dio, ma ne allontana e distrugge a poco a poco tutti i valori tradizionali: la famiglia, il senso dell’autorità, la religione, l’amore al lavoro, la sobrietà, il dominio di sé, l’amicizia, il senso del bello, etc.
Questa musica si associa molto bene con l’alcol, la droga, il fumo, le luci della notte, il sesso libero, la più alienante evasione fino al suicidio e al satanismo. Gli elementi-base di questa musica sono il beat e il ritmo sincopato, il basso di chitarra e i tamburi con i piatti, la forte intensità del suono, le parole provocanti, i messaggi sub- o sopra-liminali.
Il beat martellante picchia sulla testa e i tamburi ed i piatti amplificano il beat per stordire; il ritmo sincopato agisce sul respiro, che diventa interciso ed eccitato; il basso di chitarra imita e condiziona il battito cardiaco; le parole e i messaggi lanciano i contenuti ora provocanti, ora demolenti, ora ossessivi, ora francamente diabolici e satanici.
Il meccanismo d’azione della musica rock è il seguente. Un complesso di suonatori cerca di scatenare a volume molto alto e assordante un flusso molto intenso di note ritmate ad arte, che investe una massa di fruitori, che si dimena e si scatena con quel ritmo, fino ad arrivare all’urlo, allo stordimento, all’eccitazione e all’orgasmo, all’ebbrezza e all’estasi dionisiaca, dove l’uomo perde ogni controllo di sé e diventa un fascio di emozioni che vibra al suono di quella musica, come un animale che ipnotizzato dal serpente a sonagli, danza ignaro del pericolo, prossimo ad essere ingoiato senza alcuno scampo o difesa.
Come si arriva a tanto? In parte per la volontà di ubriacarsi di musica; in parte per il meccanismo di tale musica sconvolgente. Infatti, la fortissima intensità del suono viene convogliata nelle orecchie e nei timpani e questi inoltrano l’eccitazione all’organo dell’udito (= coclea) e quindi al nervo acustico. A sua volta questo scarica sul cervello una gran quantità di impulsi elettrici, non solo sui centri dell’udito ma su tutta la corteccia celebrale, portandola ad uno stato di sovra-eccitazione, che ha diverse conseguenze:
– confusione mentale e obnubilamento della coscienza: la persona è stordita, eccitata, confusa;
– allentamento dei freni inibitori, fino a perdere il controllo di sé;
– eccitazione dell’ipofisi, ghiandola nervosa sotto il cervello che produce una gran quantità di ormoni, che vanno a stimolare le ghiandole di tutto il corpo (tiroide, pancreas, surrenali, etc.);
– aumento dell’insulina e della glicemia, dell’adrenalina e dei corticosteroidi surrenalici, che modificano il quadro pressorio e portano all’eccitazione, alla fuga, alla lotta, all’orgasmo.
A tutto questo, che già sconvolge l’assetto neuro-umorale, fisico e psichico, si aggiungono altri fattori importanti, che aumentano gli effetti negativi:
– l’abuso di alcol (birra) e droghe (pasticche di ecstasy): aumentano l’ebbrezza e la sensazione di piacere, lo stordimento, la perdita dei freni inibitori, la scoordinazione dei pensieri;
– i messaggi subliminali o espliciti che trasmettono spinte irrazionali verso diversi obiettivi: il rifiuto dell’autorità e la contestazione della legge; il consumo di alcol e droga;
– la violenza su di sé fino al suicidio o su di altri fino all’omicidio; l’odio ai bambini e a Cristo;
– il satanismo fino alla consacrazione a Satana, come alcuni esponenti rock apertamente dichiarano di aver fatto, per ricevere successo e denaro (es. Beatles, Black Sabbath; AC DC; Marilyn Manson, Michael Jackson etc.);
– la forza travolgente della massa, che tutti unifica nella stessa eccitante esibizione, senza freni né tabù.
Si può dire che tale musica è infernale sotto molteplici aspetti e non porta certo a Dio lo spirito umano. Questo è invece prigioniero di una potenza malefica che l’illude di dargli il piacere dell’estasi ed emozioni sempre più forti e sconvolgenti, senza bisogno d’impegnarsi in estenuanti preghiere o esercizi di ascetica e di penitenza. È l’illusione della felicità a basso prezzo e subito fruibile a volontà.
Ci vogliono solo un po’ di chitarre e di tamburi, molto alcol e molta gente, casse di risonanza e uno spiazzo per “sballare” e poi… tutte le ore della notte. Alla fine si esce stanchi ed estenuati; a volte ci scappa il morto (vedi il “love parade” di Duisburg 2010 con nove morti e tanti concerti rock); si esce vuoti e frastornati, desiderosi di dormire e non svegliarsi più; spesso all’uscita dalla discoteca ci si infila nelle macchine e ci si lancia a folle corsa verso la morte: vedi “le stragi del sabato sera”, che ora si estendono anche agli altri giorni. Se si muore in tali circostanze, si esce dalla vita senza aver cercato Dio, l’unico che ci può fare felici in eterno. E ciò che non si è amato mai, Iddio appunto, come potrà essere desiderato e trovato alla fine, quando ormai non c’è più tempo?
Si racconta che poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, in America, durante un esorcismo il demonio disse: “Basta! Sono stufo. Me ne vado. Io sono uno dei primi principi. Ritornerò con il mio esercito e prenderò tutta la gioventù”. Che questa profezia si sia avverata con la musica rock? Di certo, questa non porta a Dio, ma ne allontana.
C’è da chiedersi cosa può strappare i giovani dall’intrupparsi in questi “campi di concentramento” per la distruzione di tutti i valori morali e di tutti i sentimenti buoni, che erano stati seminati nei loro cuori dai genitori e dagli educatori.
C’è musica che possa opporsi con successo alla musica satanica?
C’è divertimento sano che possa allettare gli animi giovanili?
E condurli non in una bolgia infernale ma al limitare del Cielo?
C’è misericordia per i giovani?
* Padre Giuseppe Tagliareni, classe 1943, Laurea in Medicina e Chirurgia, Licenza in Teologia Morale Pastorale presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, guida dalla fondazione (1983) l’Opera della Divina Consolazione, un’associazione di fedeli che vogliono da una parte consolare Dio nel mistero del suo dolore per le offese e gli abbandoni degli uomini e dall’altra consolare gli afflitti con le consolazioni di Dio e gli insegnamenti della Chiesa Cattolica nostra Madre.
Pur rispettando l’analisi di padre Giuseppe non ne condivido la sintesi perchè sono ,nel mio piccolo, convinto che non è la musica rock un veicolo verso la perdizione ma bensì l’uso che se ne fà come tutto quello che ci circonda e ci accompagna nelle nostra vita quotidiana e mi permetto di fare un’appunto riguardo alla musica che viene proposta nelle discoteche,non si tratta di rock ma bensì di techno cioè di un qualcosa di estremamente martellante ed a livelli di pressione sonora che rasentano il frastuono delle turbine di un 747 in fase di decollo.
Un saluto ed un’augurio di buon Natale.
Antonio Tintori