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“La delicata situazione sanitaria del Paese, le tante domande che molti uomini e molte donne si stanno ponendo, gli effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria, la nascita di nuove forme di povertà, ma anche la vicinanza ai sofferenti, ai medici e agli operatori sanitari, la prossimità delle diocesi alle varie difficoltà, un’interpretazione evangelica di questo periodo, un’attenzione alla famiglia riscoperta nella sua dimensione di Chiesa domestica”: questi alcuni dei temi affrontati dai vescovi nel Consiglio episcopale permanente di ieri, svoltosi in videoconferenza, come si legge nel comunicato finale.

“Avviare una riflessione ampia su quanto e come l’emergenza da Covid-19 inciderà sul Paese e sulla Chiesa”, uno degli impegni assunti dai vescovi, che hanno evidenziato “il valore testimoniale” dei gesti con cui le diocesi “si stanno facendo vicine ai bisogni materiali e spirituali della gente. In modo particolare delle famiglie, spesso costrette a rimanere separate a causa dei provvedimenti che i diversi Paesi stanno mettendo in atto per contenere il virus”. In questa prospettiva va inquadrata la scelta di “rinviare a data da destinarsi” la celebrazione della 74ª Assemblea generale della Cei, inizialmente prevista a Roma dal 16 al 19 novembre. Si tratta – hanno sottolineato i vescovi – di “una scelta tanto necessaria, anche per via delle norme governative che limitano i movimenti tra regioni e che vietano gli assembramenti, quanto delicata per la vita della Conferenza episcopale e della Chiesa che è in Italia”.

Durante l’Assemblea, infatti, si sarebbe dovuto provvedere all’elezione di due vice-presidenti (per il Nord e per il Centro), nonché dei presidenti delle Commissioni episcopali. Data la situazione del tutto particolare, il Consiglio permanente ha stabilito che i due vice-presidenti e i presidenti di Commissione “restino in carica sinché non sarà possibile svolgere le elezioni secondo quanto previsto dallo Statuto della Cei”. Per favorire comunque il dialogo e la sinodalità, saranno proposte “altre forme di consultazione e di collegialità” da vivere con le Conferenze episcopali regionali e il Consiglio episcopale permanente. (SIR)

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