Il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, dottor Cesare Mirabelli “boccia” il decreto Conte nella parte relativo alle chiese e lo reputa incostituzionale per violazione della libertà di culto. Lo abbiamo intervistato.
Presidente Mirabelli, ha letto il nuovo decreto del Presidente del Consiglio che ammette le messe di funerale, con limitazione del numero dei presenti, ma non libera ancora le messe col popolo?
“Sì e nutro molte riserve”.
Quali?
“A mio avviso è incostituzionale perché lede l’ art 19 della Costituzione in combinato disposto con l’ art 7”.
Spieghi, per favore…
“La libertà di culto è un diritto costituzionalmente protetto e vale per qualsivoglia credo, il poter esercitare sia in privato che in pubblico il culto. Detto questo nel caso del provvedimento del Governo associo l’ art 7 ed anche il Concordato tra Stato e Chiesa”.
Avanti…
“Lo Stato può, anzi deve, normare ed è nelle sua facoltà tutto quello che riguarda il numero delle persone, come partecipare, le mascherine, i guanti, tutto quanto serve per evitare il contagio . Però non può dire quella messa sì e quella no. In poche parole non spetta allo Stato, ma solo alla Chiesa, decidere quali celebrazioni tenere e quali non tenere nell’esercizio esclusivo dell’ attività pastorale e del culto”.
Il professor Loiodice dice che, avendo quel decreto natura di atto amministrativo, è anche contraddittorio e in caso di sanzioni sarebbe impugnabile…
“E’ vero. Gli atti amministrativi devono non devono essere contraddittori e qui la contraddizione ci sta appunto nel dire che una messa è permessa e l’altra no. Come se il contagio arrivi in una liturgia e nell’altra no”.
Le sembra da parte del governo un trattamento adeguato?
“Ritengo che forse vi è stata scarsa attenzione a quella leale collaborazione invocata dalla Chiesa, questo sì. I motivi non saprei dirli. Certo è che quello di culto è un diritto costituzionalmente protetto e non comprimibile mentre non esiste un diritto allo stadio”.
Che cosa le pare dell’ attuale legislazione?
“Comprendo che è emergenziale e dunque bisogna essere indulgenti. Ma noto confusione e lo vedo ad esempio nei rapporti tra Stato, Regioni e Comuni. Una prova concreta è rappresentata dal numero, direi eccessivo, delle autocertificazioni”.
Bruno Volpe