Attraverso un comunicato stampa l’associazione “Supplica Filiale”, nel Centenario dell’ultima apparizione di Nostra Signora di Fatima, scrive: “Il 29 settembre 2015, festività dei Santi Arcangeli, la Segreteria di Stato della Sante Sede ricevette una Supplica Filiale sul futuro della Famiglia, sottoscritta da 790.190 cattolici di 178 Paesi, fra cui 8 cardinali, 203 arcivescovi e vescovi e innumerevoli sacerdoti. Giorni dopo furono consegnate altre 89.261 adesioni, totalizzando quindi 879.451 firmatari”.
Il testo chiedeva a Papa Francesco “una parola chiarificatrice” che dissipasse il “generalizzato disorientamento causato dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere l’adulterio in seguito all’accesso all’Eucaristia di coppie divorziate e risposate civilmente”.
Tuttora il coordinamento della Supplica Filiale, che rappresenta una coalizione di oltre 60 organizzazioni pro-famiglia e pro-vita dei 5 continenti, “non ha ricevuto nemmeno una nota di avvenuta ricezione da parte della Santa Sede. Un’omissione che risulta paradossale, dal momento che Papa Francesco ha manifestato più volte il desiderio di una Chiesa vicina ai problemi dei fedeli e del popolo in genere, aperta al dialogo e al franco dibattito”.
Dopo il secondo Sinodo sulla Famiglia e la pubblicazione dell’esortazione Amoris Laetitia, gli organizzatori della Supplica Filiale hanno predisposto una “Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, ricevuta dagli apostoli, attendendo così ad un suggerimento di alte sfere ecclesiastiche. Non disponendo degli stessi mezzi logistici della prima iniziativa e trattandosi questa volta di un documento significativamente più esteso, il coordinamento ha pubblicato detta Dichiarazione nel suo sito internet il 29 agosto 2016, in modo che chiunque potesse firmarla”.
La Dichiarazione di Fedeltà ha raggiunto 35.112 firme, fra le quali si contano 3 cardinali, 9 vescovi, 636 fra sacerdoti diocesani e religiosi, 46 diaconi, 25 seminaristi, 51 fratelli religiosi, 150 religiose claustrali e di vita attiva, ai quali si devono aggiungere 458 laici fra accademici in genere, professori di teologia, insegnanti di religione, catechisti e agenti pastorali.
Cosa affermano i firmatari della Dichiarazione di Fedeltà?
“Ribadiscono in modo esplicito e formale la loro fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, e questo perché errori circa il vero matrimonio e la famiglia sono stati molto diffusi in ambito cattolico, in particolare dopo il Sinodo Straordinario ed Ordinario sulla famiglia e la pubblicazione di Amoris Laetitia”.
In questo contesto generale, la Dichiarazione “esprime la volontà dei firmatari di restare fedeli agli insegnamenti immutabili della Chiesa sulla morale e sui sacramenti del matrimonio, della Riconciliazione e dell’Eucaristia, e alla sua perenne disciplina per quanto riguarda quei Sacramenti”.
I firmatari desiderano esprimere che “tutte le forme di convivenza more uxorio (come marito e moglie) al di fuori di un matrimonio valido sono gravemente contrarie alla volontà di Dio; che le unioni irregolari contraddicono il matrimonio voluto da Dio e non possono mai essere consigliate come un prudente e graduale adempimento della Legge Divina”.
Il comunicato stampa afferma pure che “una coscienza ben formata non può giungere alla conclusione: che la sua permanenza in una situazione oggettivamente peccaminosa può costituire la sua migliore risposta al Vangelo, né che questo è ciò che Dio le sta chiedendo; che il sesto comandamento e l’indissolubilità del matrimonio sono semplici ideali da perseguire; che a volte non sia sufficiente la grazia per vivere castamente nel proprio stato, il che darebbe ad alcuni il “diritto” di ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia; che basta una coscienza soggettiva per auto-assolversi dal peccato di adulterio. Insegnare e aiutare i fedeli a vivere in conformità a queste verità – aggiungono i firmatari – costituisce in se stessa una eminente opera di misericordia e di carità. Se la Chiesa consentisse l’accesso all’Eucaristia a chi si trova manifestamente in uno stato oggettivo di peccato grave, si comporterebbe come proprietaria dei sacramenti e non come la loro fedele amministratrice, incarico affidatole da Nostro Signore. Sebbene diversa da altre iniziative tese a chiedere chiarimenti per porre fine all’anomala situazione di confusione e perplessità imperante nella Chiesa, la Dichiarazione di Fedeltà, col suo nutrito e qualificato numero di firmatari ecclesiastici e civili, si costituisce come un’ulteriore voce nel coro che esprime preoccupazione per il capitolo 8 di Amoris Laetitia e per le contradditorie interpretazioni che l’hanno seguito”.
In conclusione nel comunicato stampa si sottolinea “la perplessità di innumerevoli fedeli di tutti i continenti trova un’autorevole risonanza nei cinque Dubia presentati da quattro cardinali nel settembre 2016. I porporati hanno sollecitato fraternamente il Papa di chiarire se, dopo la suddetta esortazione apostolica, è da ritenersi ancora vigente l’insegnamento circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezione, che proibiscono di compiere atti intrinsecamente cattivi come l’adulterio, e se sia ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e, dunque, ammettere all’Eucaristia, una persona che, unita in un vincolo matrimoniale valido, convive in adulterio senza che si siano adempiute le condizioni previste dalla morale tradizionale e dal Codice di Diritto Canonico. Il Santo Padre ha deciso di non rispondere e – con grande sconcerto tra i fedeli – non ha nemmeno concesso l’udienza privata chiesta dai porporati in una lettera del 25 aprile scorso per trattare questo tema, viste le numerose dichiarazioni di vescovi, cardinali e persino conferenze episcopali che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato, cosicché ciò che è peccato in Polonia è buono in Germania e ciò che è proibito nella arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. La più recente manifestazione della volontà di Papa Francesco di restare in silenzio, permettendo così l’aggravarsi del clima di confusione, è stata la reticenza mostrata davanti alla Correzione filiale per la propagazione di errori, elevata a Sua Santità lo scorso 11 agosto da un gruppo di pastori di anime e accademici. Gruppo al quale ogni giorno si aggiungono nuovi e qualificati aderenti”.
Non credo proprio che Papa Francesco si voglia “discostare” dalla dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica così fino ad ora proclamata. Non credo come scritto che il Papa abbia deciso di non rispondere (sono delle pure interpretazioni del suo comportamento ) semplicemente non ha ancora risposto: forse, ma si tratta anche da parte mia di una interpretazione, al momento vi sono altre priorità forse. E comunque bisognerebbe mostrare maggiore fiducia nell’autorevolezza del Papa stesso e soprattutto nello Spirito Santo. Invece che fare del gossip sarebbe forse meglio pregare lo Spirito Santo che assista sempre il Santo Padre nel suo Magistero.