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di Pietro Licciardi

Il latino non è affatto una lingua morta. Basti pensare che la parola più pronunciata nel 2020 è stata:“virus”, che in latino significa “veleno”. Un raro esempio di termine neutro con la desinenza “us”. Ma altri termini della lingua di Cicerone sono comunemente utilizzati, come “media”, plurale di medium, mezzo. E potremmo continuare ancora.

Ma una completa e accurata disamina dell’importanza di questo antico idioma, spiega perché dobbiamo essere grati alla lingua di Virgilio e Tacito, e perché essa non è uno scoglio, ma un’ancora di salvezza che insegna a vivere meglio.

I grandi della latinità, da Orazio a Seneca, da Catullo a Petronio, da Lucrezio a Quintiliano, danno la risposta che gli uomini di duemila anni fa davano ai loro problemi, dall’innamoramento infelice all’insofferenza verso le feste comandate, dal rifiuto degli status symbol ai dispiaceri scolastici.

Su Rassegna Stampa un interessante articolo di Paolo Gulisano e una intervista per comprendere come l’aver abbandonato l’insegnamento di questa lingua è stato un grande danno

QUI L’ARTICOLO COMPLETO

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