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“Nel Vangelo Gesù toccava i lebbrosi, non li allontanava per paura della malattia”: lo afferma in questa intervista il coraggioso e sensibile parroco barese don Marco Simone, della chiesa San Carlo Borromeo. Ogni pomeriggio recita un rosario collocando un enorme cero davanti al Santissimo che ha portato in giro nelle vie del rione libertà.

Don Marco, le chiese sono aperte per il culto personale…

“Bisogna tener conto della situazione di pericolo alla salute e rispettare le regole di igiene per evitare il contagio. Ma devo registrare un dato preoccupante”.

Cioè?

“In chiesa ormai entra poca gente, persino gli abituali non si fanno vedere. E sono preoccupato. Temo seriamente che si perderà l’ abitudine alla Chiesa e alla stessa messa. In questa ottica non mi sento di dare torto a Paolo Brosio”.

Cioè?

“Noi sacerdoti non possiamo  rifiutare i sacramenti che sono molto importanti vera medicina di corpo ed anima e naturalmente il pane eucaristico. Le dico anche che con le opportune precauzioni igieniche se mi chiamano, sono disposto a dare l’ estrema unzione ad un malato. Gesù, lo leggiamo nei Vangeli, non aveva paura di toccare i lebbrosi, non li allontanava. Del Vangelo  non possiamo prendere quello che ci piace e scartare il resto”.

E’ stato un errore sospendere le messe col popolo?

“Non parlo di errore, ci stava una situazione difficile e vanno valutate tutte le circostanze, obbedire e rispettare le leggi. Io ripeto che la messa è fondamentale e che senza la Domenica da cristiani coerenti non si può stare”.

Lei sta svolgendo il delicato compito di  cappellano al cimitero di Bari. Che cosa sta comportando il Coronavirus?

“Una situazione disumana. La pietà per i defunti va sempre difesa e protetta anche nel caso di epidemie. Trovo inumano che il defunto non abbia i conforti e che i parenti non possano congedarsi degnamente. Lo dico sia in ottica cristiana che laica”.

Che prova quando vede le immagini dei camion di Bergamo?

“Pietà e forse  preoccupazione. Le ripeto che i morti vanno trattati con rispetto e quelle scene non lo sono , vanno contro la pietà che si deve al morto, che non è un trasloco. Spero che quando tutto sarà finito, le famiglie dei defunti vorranno celebrare anche senza corpo presente, il funerale cristiano in chiesa. Del resto  prima al trigesimo si faceva la messa con il tumulo, una specie di cassa da morto in replica con la foto dell’ estinto. Mi sembra ottima l’ iniziativa della Chiesa italiana di fare celebrare ai vescovi nei cimiteri una messa per i defunti, atto di misericordia”.

Bruno Volpe

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