Durissima condanna della legge Cirinnà, appena approvata dal Senato, da parte della consigliera regionale del Lazio, Olimpia Tarzia. «L’accordo tra Pd e Ncd va chiamato col suo nome: un compromesso al ribasso, un inganno, perpetrato ai danni dell’istituto giuridico del matrimonio e della famiglia costituzionalmente intesa. Uno stravolgimento antropologico, che c’è chi considera (o fa finta di considerare) persino una vittoria dei cattolici…».
La docente di Bioetica all’Istituto di Studi Superiori sulla Donna, Università Europea di Roma, e Presidente del Movimento PER (Politica Etica e Responsabilità), fin dal 1977 impegnata nella difesa dei diritti umani, a partire dal diritto alla vita, della dignità della persona, della famiglia e tra i fondatori del Movimento per la vita italiano e di Scienza e Vita, dice che «è bene essere chiari: ad eccezione della ridicola eliminazione dell’obbligo di fedeltà per le coppie gay, il testo del maxiemendamento in sostanza trasferisce alle coppie omosessuali la stessa disciplina del matrimonio tradizionale. L’eliminazione della stepchild adoption per le coppie omosessuali? Non è un ‘addio’ ma un mero ‘arrivederci’. Il Pd, infatti, si è affrettato ad anticipare che l’istituto sarà inserito in un nuovo progetto di legge al quale verrà peraltro riservata addirittura una corsia preferenziale! Quanto poi al più volte criticato art. 3. comma 4, tale eliminazione non corrisponde a un reale superamento della sostanziale equiparazione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso al matrimonio. Fatta eccezione infatti della ridicola eliminazione, tra gli “obblighi” conseguenti all’unione, dell’obbligo di fedeltà, il testo del maxiemendamento ripete in sostanza – mediante richiami espliciti ed impliciti al codice civile – la disciplina del matrimonio, con riferimento ai requisiti per contrarre l’unione civile, effetti dell’unione, regime patrimoniale. Inoltre il comma 28 del maxiemendamento delega il Governo ad adottare, entro sei mesi, uno o più decreti legislativi che consentano tra l’altro “modificazioni ed integrazioni normative per il necessario coordinamento della presente legge con le disposizioni contenute nelle leggi, atti aventi forza di legge, nei regolamenti e nei decreti”. E’ chiaro che in questa manovra di coordinamento esaurito ormai il clamore mediatico sulle unioni civili e lontano quindi dai riflettori, il Governo potrà agevolmente “infilare” nuovamente la sostituzione/integrazione dei termini “matrimonio” e “coniuge” con quelli di unione civile e parte dell’unione nelle varie leggi ed atti aventi forza di legge. Senza tener conto della ‘giurisprudenza creativa’ e delle pressioni laiciste dell’Europa che, con un testo così, avranno mano libera per mettere in campo ogni ingerenza possibile. No, non c’è da rallegrarsi. Tanto meno da esultare».
Durissima anche la presa di posizione del senatore del gruppo AP (che riunisce l’NCD e l’UDC, lo stesso gruppo di Alfano) Giuseppe Marinello che, da cattolico, non ha partecipato al voto. Dice Marinello: «errori di metodo e di merito hanno condizionato in maniera negativa il disegno di legge sulle unioni civili votato al Senato. La conduzione dei lavori da parte del presidente Grasso è meritevole di una dura e profonda censura. Infatti, è inaudito che un argomento che incide in maniera così decisa sulla coscienza, e più in generale sugli equilibri sociali ed umani, sia stato abbandonato alle determinazioni del governo. Un provvedimento votato dall’Aula senza alcun esame da parte delle Commissioni competenti e senza che i parlamentari abbiamo avuto il tempo e l’occasione per discuterlo e, eventualmente, modificarlo. A questo si aggiunge la decisione di applicare il voto di fiducia che di fatto, contravvenendo a quanto dispone il regolamento, impedirà il voto segreto su quelle parti del ddl che riguardano la coscienza e la libertà di determinazione dei singoli senatori. Un grave precedente che mai si era verificato in Senato. Altrettanta responsabilità grava sul Partito Democratico che si è impuntato su un testo base palesemente divisivo, inaccettabile e impresentabile sul piano costituzionale e culturale, affidato ad un relatore che in quella Commissione non ha mai dimostrato capacità di ascolto e sensibilità su un tema che invece imponeva il massimo di apertura e dialogo. […] Un conto è il riconoscimento dei diritti delle coppie e delle convivenze, altra questione è riconoscere alle unioni omosessuali i diritti che tendono ad emulare il matrimonio, aprendo così a scenari che vanno contro la sensibilità e la coscienza comune. La mia personale sensibilità, la coscienza ed il mio convincimento mi impongono di rispettare la natura umana, e consapevole del senso del limite che deve sempre guidare le libertà sia singole che collettive non ho partecipato al voto. […] Il mio impegno a favore della famiglia uomo-donna, dei diritti dei bambini ad avere un padre ed una madre continuerà in tutte quelle sedi ed in quelle occasioni che consentiranno di rafforzare e qualificare la mia azione di cattolico impegnato nella società».
Merita un rilievo nazionale la lettera scritta ad ogni senatore della Repubblica che ha approvato la Cirinnà, dal dottor Filippo Giorgianni. «Lei potrà trincerarsi dietro la ragion politica, lei potrà dire superficialmente che la normativa che con molti scandalosi strappi procedurali avete approvando sulle unioni civili non porterà all’individualismo di un matrimonio liquido (anche, ma non solo, omosessuale) e potrà dire che non porterà alle adozioni omosessuali. Ma lei sa di mentire a se stesso prima che a noi elettori, perché sa meglio di noi che, come ci racconta la stampa, i tribunali di tutto il mondo e quelli italiani hanno già messo mano alla materia in modo inventivo, cercando di allargare le maglie di normative già esistenti (e a volte anche sulla base di normative non esistenti ma in via di approvazione), concedendo le adozioni omosessuali e qualsiasi altra equiparazione matrimoniale: può prenderci in giro, ma non può imbrogliare se stesso! Qualunque tornaconto personale abbia, qualunque giustificazione fasulla possa lei portare alla propria coscienza intorpidita dalla pelliccia ovattata del potere, lei oggi è diventato un inutile schiavo di qualcuno e non votare solo perché minacciato da un partito, uno schieramento, una convenienza personale (che comunque non è quella elettorale, perché sa meglio di me che i gay ideologici non voteranno mai i “moderati” e che coloro che avversano questa sedicente legge non voteranno mai più lei e i suoi colleghi se non boccerete questo provvedimento). Si svegli ed abbia un sussulto di dignità! Si ricordi che il tribunale della storia la giudicherà con il metro dei danni che avrà fatto a dei bambini, ad una società (già fin troppo malata di individualismo egoistico) con il voto ad un provvedimento come questo! E, se ci crede (o dice di crederci) ancora, si ricordi che anche Dio, un giorno, esaminando ogni sua più piccola azione, la giudicherà (e questo anche se lei non dovesse crederci e però dovesse Egli esistere!)! E, davanti a quei giudizi, lei non avrà alcuna vera giustificazione che oggi cerca di portare a se stesso: resterà solo la vergogna e la condanna».
Matteo Orlando