Francesco sarà in Myanmar (700 mila cattolici su 51 milioni di abitanti) dal 27 al 30/11 e in Bangladesh (0,4% di cattolici su 150 milioni di ab.) dal 30/11 al 2/12. ”Vengo come ministro del Vangelo di Gesù Cristo per proclamare il suo messaggio di riconciliazione, di perdono e di pace […] che insegna la dignità di ogni uomo e donna, e ci chiama ad aprire i nostri cuori agli altri, specialmente ai più poveri e ai bisognosi […] Credenti e uomini di buona volontà in ogni luogo sono chiamati a promuovere la reciproca comprensione e il rispetto, e a sostenersi l’un l’altro come membri dell’unica famiglia umana”.
Intanto ieri, 21 novembre, Papa Francesco:
1. ha costituito la Terza Sezione della Segreteria di Stato con la denominazione di Sezione per il Personale di ruolo diplomatico della Santa Sede, rafforzando l’attuale ufficio del Delegato per le Rappresentanze Pontificie;
2. nella Prefazione al libro “Il diaconato nel pensiero di Papa Francesco” (di Enzo Petrolino, edito dalla Lev) ha parlato dei 45 mila diaconi del mondo come di “pionieri della nuova civiltà dell’amore […] segno visibile della diaconia di Cristo Servo nella storia degli uomini”, con un invito: San Francesco è “l’uomo al quale i diaconi devono ispirarsi” per vivere il “Mistero Eucaristico” e il “servizio dei poveri”;
3. nell’omelia mattutina ha parlato di “colonizzazione culturale e ideologica” che “non tollera le differenze e rende tutto uguale finendo per perseguitare anche i credenti”, con tre tipi principali di persecuzioni (religiosa, politico-religiosa e culturale). C’è anzitutto «una persecuzione soltanto religiosa: io vado contro la tua fede perché la mia fede dice di no e col potere che ho faccio la persecuzione» ha spiegato Francesco. «Un’altra persecuzione, un altro motivo è un motivo religioso, culturale, storico, politico, religioso-politico, quando si mischia il religioso col politico» ha aggiunto, invitando a pensare «alla guerra dei trent’anni, alla notte di san Bartolomeo: queste guerre religiose o politiche». E ancora, «un altro motivo di persecuzione — ha fatto presente il Papa — è puramente culturale: viene una nuova cultura che vuole fare tutto nuovo e fa piazza pulita delle tradizioni, della storia, anche della religione di un popolo». «La “modernità” è una vera colonizzazione culturale, una vera colonizzazione ideologica» ha rilanciato il Papa. Ecco che proprio «per difendere la storia, per difendere la fedeltà del popolo, per difendere le tradizioni, le vere tradizioni, le buone tradizioni del popolo, si fanno resistenze, alcune resistenze». «Così va avanti sempre — ha proseguito — una persecuzione nata da una colonizzazione culturale, da una colonizzazione ideologica, che distrugge, fa tutto uguale, non è capace di tollerare le differenze». Non dobbiamo andare troppo lontano per vedere alcuni esempi di colonizzazione, ha affermato il Pontefice. ..«Pensiamo ai genocidi del secolo scorso, che era una cosa culturale, nuova: “Tutti uguali e questi che non hanno il sangue puro fuori e questi… Tutti uguali, non c’è posto per le differenze, non c’è posto per gli altri, non c’è posto per Dio”». Ecco «la radice perversa», ha proseguito il Papa. «Davanti a queste colonizzazioni culturali che nascono dalla perversità di una radice ideologica [.] il martire, quello che dà la vita, per amore a Dio e alla legge, si fa radice per il futuro: cioè dà vita, fa crescere, fa crescere il popolo e davanti a quella radice perversa che è nata e fa questa colonizzazione ideologica e culturale, c’è quest’altra radice che dà la propria vita per far crescere il futuro». Il Papa ha invitato a domandarsi se «le novità sono tutte cattive, tutte». La risposta è «no». Del resto, «il Vangelo è una novità, Gesù è una novità, è la novità di Dio». Dunque «bisogna discernere le novità: questa novità è del Signore, viene dallo Spirito Santo, viene dalla radice di Dio o questa novità viene da una radice perversa?». E così «prima, sì, era peccato, non si poteva uccidere i bambini; ma oggi si può, non c’è tanto problema, è una novità perversa». Di più: «Ieri le differenze erano chiare, come ha fatto Dio, la creazione si rispettava; ma oggi siamo un po’ moderni: tu fai, tu capisci, le cose non sono tanto differenti e si fa una mescolanza di cose». E «questa è la radice perversa: la novità di Dio mai fa una mescolanza, mai fa un negoziato; è vita, va di fronte, è radice buona, fa crescere, guarda il futuro». Il Papa ha affermato che «le colonizzazioni ideologiche e culturali guardano soltanto il presente, rinnegano il passato e non guardano il futuro: vivono nel momento, non nel tempo, e per questo non possono prometterci niente». E «con questo atteggiamento di fare tutti uguali e cancellare le differente commettono, fanno il peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore». Perciò, ha ricordato Francesco, «ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la creazione come l’ha fatta lui». Comunque, ha avvertito il Pontefice, «contro questo fatto che lungo la storia è accaduto tante volte c’è soltanto una medicina: la testimonianza, cioè il martirio».
MATTEO ORLANDO