di Daniele Trabucco
Il 06 agosto 1978, festa liturgica (bianco) della Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor, lasciava questo mondo, dopo un pontificato di quindici anni (dal 1963 al 1978), Papa Paolo VI, colui che ha portato a termine il Concilio Ecumenico Vaticano II. Una figura complessa, dalle numerose sfaccettature e sulla quale, ad oggi, manca un giudizio storico sereno, soprattutto in ragione delle modalitá con le quali é stato gestito il post Concilio e della riforma della celebrazione della Santa Messa. In particolare, Papa Montini é stato visto come il “Papa del dialogo” sia con i cristiani non cattolici, sia con esponenti di altre fedi religiose. Tuttavia, e questo mi pare un aspetto positivo, il “dialogo montiniano” non sfocia mai nel compromesso, nella “dialoghite” della Chiesa contemporanea, ma avviene sempre “senza diminuzione della Veritá”. In questo senso la sua prima Lettera Enciclica “Ecclesiam suam” del 06 agosto 1964 (ricorrono oggi i sessant’anni dalla pubblicazione) é significativa: di fronte ad un mondo che ha subito l’influsso del cristianesimo e poi se ne é gradualmente distaccato, il compito della Chiesa Cattolica é quello di farsi voce di un messaggio unico per tutti gli uomini, ovvero annunciare Cristo affinché la Chiesa stessa si faccia parola, messaggio, colloquio (n. 67 di “Ecclesiam suam”). Non é, peró, una parola che si relativizza in quanto condizionata dal mondo moderno e dalle sue innervazioni, ma una parola che non é mai “debolezza verso l’impegno della nostra fede”. Nel suo ascolto, nel suo annuncio, nel suo dialogo, la Chiesa di Cristo “rimane con la caritá nella Veritá”, la sola Veritá che salva, senza rinunciare al suo munus docendi, regendi e sanctificandi. In caso contrario, giungerebbe alla negazione dell’identitá della stessa comunitá dei credenti. Il Concilio Ecumenico Vaticano II e la sua ermeneutica hanno puntato, purtroppo, sulla tendenza liberale del dialogo per cui, come si legge nella “Dignitatis humanae”, “la veritá va cercata per mezzo della comunicazione e del dialogo”. La Veritá va semmai annunziata a tutti gli uomini con uno spirito missionario forte e determinato che l’ideologia liberale del Vaticano II ha fatto venir meno, ma che san Paolo VI aveva colto.