Cercare il “respiro” di Dio in arte e letteratura è possibile. E’ il singolare ed affascinante caso di un bravo e simpatico sacerdote della parrocchia Santa Maria Incoronata di Milano, don Paolo Alliata che da poco ha pubblicato un interessante libro: “Dove Dio respira di nascosto- Tra le pagine dei grandi classici” per i tipi di Ponte alle Grazie.
Il sacerdote parte dal non semplice concetto del ” respiro” di Dio che è presente dappertutto, nella cultura, nei buoni libri, nei film di autore, nei classici della letteratura. Anzi, don Paolo, proprio nella letteratura cerca e trova con caparbietà, il ” respiro” di Dio, essendo grande amante della Parola. Ci prova con Rilke, Oscar Wilde, Scotto, Calvino, Karen Blixen, Gianni Rodari e il risultato è quanto mai indovinato. Nel libro, quasi come un singolare teatro, troviamo profeti ed evangelisti in perenne dialogo con scrittori e poeti, quasi come I Croods, Lazzaro esce dal sepolcro, Gesù parla con Babette, Van Gogh dialoga con la Samaritana vincendo la solitudine. Il messaggio? Quello che la vita, insondabile mistero, va sempre vissuta, cercando in ogni piega il ” respiro” di Dio. Abbiamo rivolto a don Paolo alcune domande.
Perchè questo libro?
” Io predico in questa maniera, fa parte del mio stile. Ho voluto mettere assieme 20 omelie della mia messa delle undici e trenta”.
Le parla del “respiro” di Dio”…
” E’ un vocabolo molto a caro a me. Basta guardare e cercare , il respiro lo troviamo, per esempio, nella grande tradizione orientale, nel racconto del pellegrino russo, la preghiera è regolata sapientemente dal respiro. In tutta la Scrittura questo concetto è presente, veda il dialogo con Nicodemo e i rinvii alla brezza e al vento”.
Per associare in modo competente predicazione e letteratura bisogna studiare…
” Non so per gli altri, e non voglio azzardare giudizi, ma a me piace. Amo nutrirmi di arte, di letteratura, del bello che sa contagiare, travolge, e rende migliori”.
Pensa che oggi si privilegiano i toni gridati?
” Anche nel mondo della cultura e della informazione si grida troppo, abbondano i punti esclamativi rispetto a quelli di domanda. Vengono usate espressioni perentorie che non lasciano spazio al dubbio e al confronto. Bisognerebbe evitare soprattutto le offese. Io preferisco il punto di domanda, ha persino forma più accogliente, sembre il grembo accogliente di una mamma”.
Bruno Volpe