Ci vuole un certo coraggio a criticare un Papa amato da tutti: potenti e poveri, persino dagli ex mangiapreti. Ma nel suo libro “Madonna Povertà. Papa Francesco e la rifondazione del cristianesimo (Neri Pozza, pp. 96, euro 12), Flavio Cuniberto, docente di filosofia all’università di Perugia, lo fa con garbata determinazione.
Il rispetto non maschera tuttavia la durezza della tesi: la «rifondazione» del cristianesimo di Bergoglio assomiglierebbe molto alla sua liquidazione. Ridotta a categoria sociologica, la povertà perde la sua valenza metafisica per entrare in un regime indeciso fra lo sguardo illuministico verso una miseria-da-sradicare e lo sguardo compassionevole per il povero come figura Christi.
A questa lettura, «estremamente riduttiva, della povertà evangelica», farebbe riscontro una visione della natura che appare più romantica che cristiana. È l’idea della natura come realtà intrinsecamente buona e «salva», ma esposta alla violenza devastatrice dell’uomo. Condivisibile e perfettamente «laico», l’obiettivo diventa la salvaguardia del pianeta. La prospettiva religiosa e spirituale si riduce a un’alleanza nella lotta contro i guasti della modernizzazione e l’ingiustizia sociale.
Bergoglio incontra Vattimo? Affascinante ma forse un po’ radicale. Alla fine degli Anni 70, il filosofo cattolico Emanuele Samek Ludovici avvertiva del rischio che la Chiesa diventasse una sorta di para-Unesco, perdendo così la sua ragione d’essere. Cuniberto, che di Samek fu allievo e amico, continua a modo suo quel cammino, scomodo oggi come allora. Cuniberto vede lo stile apostolico del papa argentino, comunemente percepito come un salutare ritorno al Vangelo, come un allontanamento dalle radici cristiane. Su quali elementi si basa una diagnosi così severa? Lo spiega in Madonna Povertà. Papa Francesco e la rifondazione del cristianesimo.
Patrizia Stella