Don Cesare Donati, parroco della comunità Santa Maria Maddalena di Boissano, diocesi di Albenga, suo malgrado è finito nelle polemiche per un post su Facebook nel quale diceva che: “I terremotati sono nelle strutture e i profughi sotto le tende”. Insomma, che i terremotati devono avere la precedenza sui migranti. La Fede Quotidiana ha intervistato il prete che ha inteso chiarire il suo pensiero.
Don Cesare, la sua esternazione ha prodotto qualche reazione polemica..
” Voglio chiarire, ma non smentisco quello che ho scritto. Io non nutro astio alcuno verso i migranti e per me tutti i poveri veri sono uguali senza alcuna differenza razziale. Però quando vedo certe cose ingiuste mi parte l’embolo”.
Che cosa la fa innervosire?
” Mi urta che i migranti, ai quali voglio bene, abbiano in molti casi hotel, cena, pranzo e persino wifi e tanti italiani, come poveri, divorziati e pensionati siano in strada, dormano sotto i ponti e nelle auto e non arrivino alla fine del mese. A me sta anche bene che i migranti alloggino in strutture, ma chiedo che anche ai terremotati e agli italiani siano assicurati gli stessi trattamenti. Qui accade l’ opposto tante volte”.
Possiamo accogliere tutti?
” Io conosco tanti migranti che si comportano bene, che lavorano, che si sono integrati, sono esempi. Però la prudenza ci dice che non possiamo fare entrare chiunque senza controllo o documenti. Se io vado in una altra nazione mi chiedono ogni identificazione, valga lo stesso per loro”.
Però il Papa è andato a Lesbos per prenderne alcuni..
“Sono contento, un bel nobile gesto pastorale. Sarebbe altrettanto bello accogliere e in numero ancor più numeroso nel Vaticano anche famiglie di italiani in difficoltà e terremotati”.
Che fare col flusso dei migranti?
” E’ questo un problema che deve gestire la politica. Io dico che bisogna essere accorti e prudenti e che non possiamo sottovalutare le esigenze degli italiani. A Como, MIlano, Ventimiglia assistiamo a spettacoli indecorosi che danneggiano i cittadini locali le cui esigenze vanno tenute in considerazione. Mettiamoci anche nei panni degli italiani e non solo dei migranti i quali devono rispettare le nostre leggi, usi, tradizioni. Sono loro che hanno il dovere di adattarsi e non il contrario, altrimenti a casa. Penso al mangiare che spesso rifiutano per motivi anche religiosi. Chi ha fame mangia. Se io vado nelle loro terre e ci sta il cus cus non lo rifiuto”.
Islamici alle messe cattoliche?
” No. Non per ragioni teologiche. Ma non possiamo mischiare i sughi, ognuno a casa sua. Lo ripeto: lo Stato tratti gli italiani almeno come fa con i migranti”.
Bruno Volpe