Il teologo passionista e giornalista pubblicista don Antonio Rungi è stato protagonista di una piccola polemica col portavoce Vaticano padre Lombardi . Una eccessiva semplificazione giornalistica, gli ha attribuito l’ idea di voler rinviare il Giubileo straordinario con una petizione in rete. Don Antonio corregge il tiro e precisa : “Evidentemente si è trattato di sintesi frettolose . Io non chiesto alcun rinvio, cosa che del resto non sarebbe prima di tutto possibile , poi neppure auspicabile, in quanto un eventuale rinvio sarebbe letto dai terroristi come resa ed è quello che vogliono, significherebbe darla vinta a loro. Per comprendere il senso di quello che ho detto , basta leggere con attenzione la mia petizione in rete”.
Insomma, che cosa ha detto don Antonio ?
“Io ho preso come punto di partenza proprio la lettera del Papa del settembre scorso . E , muovendo dai tragici fatti di Parigi , ho sostenuto che per il bene comune e per la incolumità della gente che, meglio sarebbe , questo sì , limitare al massimo e spostare in ambiti ristretti, più controllabili, le celebrazioni centralizzate e di massa programmate in Roma. Infatti in quegli eventi potrebbero fiondarsi malintenzionati e terroristi. Poi, dare maggior impulso al Giubileo nelle Diocesi. La lettera di settembre del Papa parla chiaro: bisogna fare il Giubileo anche a livello diocesano e il Papa aprirà infatti in una Diocesi lontana l’ anno giubilare “.
Che cosa la ha mossa a fare questa petizione?
“La virtù della prudenza che è tipica del cristiano. E il ricordo di quel detto: aiutati che Dio ti aiuta . Non comprendo per quale motivo bisogna mettere a rischio la pubblica incolumità, se è possibile adottare qualche accorgimento. E’ molto meglio prevenire quando si è in tempo che poi , spero di no, anzi ne sono certo, piangere delle vittime. Ricordo a me stesso che il Giubileo è prima di tutto un evento di natura spirituale e di grazia e non un fatto mondano, ed è di tutta la Chiesa quindi non solo romano. Per la buona riuscita di un anno giubilare non sono affatto necessarie le folle oceaniche e le grandi adunate di gente. Bisogna sempre poi evitare il rischio della mondanità nella quale possiamo cadere durante un Giubileo “.
Don Antonio , lei è anche giornalista. Venendo al caso della fuga di notizie vaticane e pubblicazione sui libri , lei che cosa avrebbe fatto, avrebbe pubblicato?
“Assolutamente no. E non perchè sono cattolico , ma perchè il giornalista ha un dovere etico nel valutare il modo di ottenimento delle notizie. Mi pare che i due autori dei libri siano indagati e pertanto ci potrebbe essere un reato alla base della fuga delle notizie. Occorre anche salvaguardare l’ etica nel mestiere e non solo la smania di dare notizie, poi di scarso pregio in quanto erano cose note. Hanno sollelvato un vero polverone e certamente non come dicono alcuni, per il bene della Chiesa, ma solo per vanteria personale e forse guadagno. Mi auguro, per la loro coscienza, che non lo abbiano solo fatto per denaro”.
Avrebbero pubblicato notizie derivanti dal trafugamento di atti e documenti di un Imam o di una moschea?
“Credo di no. Ma bisogna chiederlo a loro, certo sarebbe molto pericoloso”.
Bruno Volpe