“L’utero in affitto, moralmente, è uguale se non peggio della pedofilia”. L’ affermazione forte e netta appartiene a don Fortunato Di Noto, il coraggioso parroco siciliano antipedofili e fondatore della benemerita Meter.
Don Fortunato, che cosa pensa della pratica dell’ utero in affitto?
” Lo considero una cosa brutta, orribile e immorale. Per molte ragioni. La più evidente è che crea una specie di mercato delle vite, una assurda commercializzazione del bambino. Basta aver soldi e con questo si risolve ogni problema, persino ci si ribella alle evidenze della natura. La creatura si converte non in un desiderio, ma in un capriccio da conseguire a tutti i costi”.
Una pratica tutto sommato, per ricchi..
” Certamente, il poveraccio non se la può consentire. Proletari e indigenti sono fuori da questo. Chi sceglie la maternità surrogata, insultando la dignità del corpo della donna, non lo fa per amore verso il bambino, ma solo per assecondare e obbedire al proprio desiderio. Senza badare alle conseguenze che potrebbero ricadere, negativamente, sulla salute e l’ equilibrio del bambino. A lui nessuno ci pensa”.
Perchè?
” Il bambino ha diritto a sapere prima di tutto chi è il suo genitore naturale. Una volta diventato adolescente questo interrogativo si fa pressante e che risposta si può dare? Nessuna. Probabilmente cadrà in una gravissima crisi di indentità con tutte le relative conseguenze sulla crescita . E allora non ho difficoltà a dire che tra l’ utero in affitto e la pedofilia non esistono grosse differenze ed anzi questa pratica è forse moralmente peggiore della pedofilia, ci si sente o crede dei superuomini capaci di sovvertire le regole della natura e del creato, un delirio di onnipotenza dovuto al denaro. Tutto questo è conseguenza di quella mentalità permissiva che ha come motto il vietato vietare”.
L’ utero in affitto è collegato al denaro. Ultimamente il Papa ha detto che denaro e ricchezza sono contrari all’ armonia…
” Ha perfettamente ragione. Basta leggere quel che del denaro dice San Paolo per rendersene conto. Tuttavia, diciamo che Gesù non era ostile alla ricchezza in sè. Ma al cattivo uso di questa o alla provenienza illecita. Gesù ha pranzato con i ricchi e ha avuto sepoltura nella tomba di un ricco. Lui non ha mai predicato o voluto una società di pezzenti. Del resto, senza soldi, la stessa Chiesa non può comperare il pane per le opere di carità. Tutto va preso con senso della misura. Il Papa ha ammonito, correttamente, sull’ uso distorto ed egoistico delle ricchezze”.
Bruno Volpe