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In una udienza pubblica, Papa Francesco ha raccomandato ai sacerdoti omelie brevi, che non vadano oltre il quarto di ora. Chiediamo il parere del noto teologo e liturgista barese don  Nicola Bux.

Don Nicola, il Papa invita ad omelie sintetiche, condivide?

“La preoccupazione è corretta. Tuttavia, non  basta dire che bisogna solo abbreviare il tempo. Anche in dieci minuti o in un quarto di ora, si possono dire cose sbagliate e scorrette. Quello che conta, prima di tutto, è il contenuto della omelia, dopo viene il tempo”.

Che cosa è la omelia?

“ Prima di ogni cosa precisiamo che non è una catechesi o una conferenza. Si tratta di una  sorta di semplice conversazione nel corso della quale il sacerdote spiega la Parola del Signore. In poche parole, deve partire dalle letture del giorno ed occorre grande capacità di sintesi”.

Come si ricava questa capacità ?

“Studiando e dipende molto dalla abilità e dalla perizia del prete. Bisogna  evitare di  renderla prolissa e non è pensabile, nel corso della omelia, trattare tutti i temi delle letture, ma si prenda spunto da uno solo”.

L’attualizzazione?

“ Molto importante. E’ bene  ricondurla nel quotidiano e nella realtà che ci circonda, anche alla politica. Però, se un prete usa la omelia a fini di partito, come qualche volta accade,  sbaglia, è fuori strada”.

Oggi è buona, secondo lei, la qualità delle omelie?

“ Una risposta precisa non è possibile. Il cardinale Ratzinger diceva che la Chiesa è sopravvissuta a tante cattive prediche. La mia opinione è che tra una scadente omelia ed una pausa di silenzio, è preferibile la seconda. Condivido il punto di vista degli orientali che non rendono  obbligatoria la omelia, talvolta  addirittura la pongono alla fine della celebrazione”.

Torniamo al tempo necessario…

“ Attualmente nella messa, ma non solo in quella, è di moda il didascalismo, voler sempre e comunque spiegare tutto. Questo dimostra che non vi è più fiducia nella eloquenza del rito. Si è pervenuti ad una elefantiasi della liturgia della Parola”.

Cioè?

“ Come noto, la messa è divisa in liturgia della Parola ed Eucaristica. L’omelia fa da cerniera tra le due parti. Una omelia troppo dilatata nel tempo, determina una durata più lunga  rispetto alla liturgia  Eucaristica che così viene fatta in modo frettoloso. In tal maniera, si lancia un messaggio sbagliato, cioè che la liturgia della Parola  sembra più importante di quella Eucaristica e così non è. I tempi tra le due parti devono per lo meno coincidere”.

Bruno Volpe

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