«La Bibbia e il suo linguaggio non può essere mai staccato da tre contesti: quello storico-culturale in cui i suoi testi sono nati; quello esistenziale del lettore che legge la Bibbia; quello della comunità cristiana che la legge da secoli. Nessuno di questi tre contesti è eliminabile per non stravolgere ciò che gli autori della Bibbia volevano dirci». Il professor Simone Venturini, Officiale dell’Archivio Segreto Vaticano e docente di Esegesi del Pentateuco presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma, in esclusiva per La Fede Quotidiana, affronta alcune tematiche spinose legate alla Sacra Scrittura e alla Chiesa. Partecipando a conferenze, vari biblisti lasciano a bocca aperta, nel senso che ciò che viene detto non sembra coerente con i testi ma sembrano divagazioni (per non dire “tradimenti” dei testi).
A volte, non è solo una questione di metodo (con quella sorta di effetto “sterilizzante” che produce, per esempio, il metodo storico-critico, dal quale il Papa emerito Benedetto XVI ha messo in guardia) ma è dovuto al non volere cogliere il senso spirituale delle Scritture oppurre, peggio, al volerle tradire consapevolmente, instillando negli uditori dei falsi concetti, a volte contrari all’insegnamento ufficiale della Chiesa. Basta citare, per esempio, il caso dei biblista che negano l’esistenza del demonio come entità personale (e sono tanti) per non parlare di altri argomenti (ancora più importanti), dove le opinioni sono davvero tante e, spesso, contrastanti. Simone Venturini, invece, si àncora all’esegesi pienamente canonica (e cattolica). Per tale motivo abbiamo chiesto la sua opinione su alcuni argomenti controversi.
Professore si diventa cristiani perché si legge la Bibbia o si legge la Bibbia perchè cristiani?
«Si diventa cristiani quando si accoglie nella propria vita il grande amore di Dio che ci accetta e ci abbraccia così come siamo, fragili e peccatori. Certamente, questa consapevolezza può nascere anche dalla lettura della Bibbia, di alcuni suoi passi, ma le vie per scoprire l’amore di Dio sono comunque molteplici. Le pagine stesse della Bibbia raccontano le esperienze di coloro che credevano in Dio e ne avevano sperimentato l’azione nella propria vita. Esperienze tanto varie, quanti sono gli autori della Bibbia».
Non tutti i fedeli possono diventare esegeti. Considerando l’importanza della Scrittura per i battezzati, cosa suggerirebbe a chi non ha fatto studi teologici per accostarsi alla Bibbia?
«Suggerisco di leggere tutta la Bibbia, da cima a fondo e di scrivere su un foglietto le cose che i testi ispirano. Solo così, è possibile abbeverarsi alla linfa sotterranea che scorre nella profondità delle sue pagine. Suggerisco, anche, di avvalersi di qualche piccolo commento. Le note della Bibbia di Gerusalemme, per esempio, sono eccellenti a tal fine».
Lei ha scritto alcuni testi per la Newton Compton di taglio popolare. Sull’onda del successo commerciale dei vari Dan Brown, alcune opere divulgative sono tornate a trattare il rapporto tra il “Gesù storico” e il “Cristo della fede”. Secondo lei, ha senso cercare di “ricostruire” il Gesù storico prescindendo da come Gesù ci viene presentato nei Vangeli?
«No non ha alcun senso! Perché la fede dei primi cristiani era una fede intelligente, che sapeva raccogliere e trasmettere aspetti della vita di Gesù che difficilmente sarebbero stati tramandati se fossero stati interessati solo ad una biografia. Ovviamente, ciò comporta che non tutto ciò che è scritto nei vangeli risalga al Gesù che visse ed operò tra il 4/6 a.C. e il 30/33 d.C. Ma ciò che abbiamo nei vangeli resta comunque l’unico e grande ritratto di Gesù di Nazareth, la persona che cambiò e continua a cambiare l’esistenza di tante persone».
Il Concilio, affrontando le fonti della Rivelazione, nella costituzione Dei Verbum dice che Scrittura, Tradizione e Magistero della Chiesa sono intimamente connessi. Cosa vuol dire?
«Significa che la vita della Chiesa, nel senso più largo possibile, è una continua interpretazione ed attualizzazione del Vangelo. Ed anche questo è “Parola di Dio” per l’uomo e la donna di oggi».
Le controversie tra “creazionisti” ed “evoluzionisti” negli Stati Uniti hanno riproposto il tema dell’inerranza delle Sacre Scritture. Cosa ne pensa?
«Occorre avere le idee ben chiare. La Bibbia non è un libro di scienza, non si occupa di spiegare come sia stato creato il mondo e tutto ciò che esiste. Gli autori della Bibbia volevano comunicarci un messaggio racchiuso dentro ciò che scrivevano. Essi si ponevano le stesse domande che ci facciamo anche noi, oggi: da dove viene tutto ciò che vediamo intorno a noi? Da dove viene il male? Perché soffriamo? Queste sono le domande giuste da porsi quando si leggono racconti come quelli contenuti nei primi tre capitoli della Genesi. Porsi domande di tipo “scientifico” sarebbe davvero fuorviante. Detto questo, resteranno comunque sempre vive le polemiche tra i fautori dei diversi modi di leggere la Bibbia; questo, in fondo, fa parte del normale dibattito tra studiosi».
Per concludere professore, sui mezzi di comunicazione il dibattito pre-sinodale è tutto concentrato sul nodo dell’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati. Papa Francesco ha parlato di “attese eccessive”. Lei che ne pensa?
«Penso che la Chiesa possa e debba accogliere con grande umanità e carità ogni persona, proponendo però percorsi di fede più personalizzati».
Matteo Orlando