Il Vangelo di Giovedì 2 novembre 2023 – Commemorazione dei Defunti
Giovanni 6,37-40
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
COMMENTO DI DON RUGGERO GORLETTI
La commemorazione che oggi facciamo, nella liturgia della Chiesa, è una cosa tutta particolare. Dopo aver celebrato, ieri, i santi, coloro che vivono già nella visione di Dio, oggi la Chiesa fa memoria di tutti i defunti, in particolare di quelli che si stanno purificando, in modo misterioso ma reale, per poter essere ammessi alla gioia del paradiso.
È una delle celebrazioni più sentite dell’anno, anzitutto perché siamo legati dall’affetto per le persone a cui abbiamo voluto bene, e che non sono più fra noi. Ma non c’è solo questo. C’è anche il pensiero che prima o poi la morte toccherà anche a noi. Noi siamo stati creati per la vita, e la morte ci crea grande disagio, grande dolore, grande sgomento. Ce lo crea proprio perché è un mistero, un salto verso un qualcosa che non conosciamo.
La morte ci mette a disagio anche perché, volenti o nolenti, in fondo ci aspettiamo che dopo la morte ci sarà una verifica, un giudizio complessivo sulla nostra vita, e questo, con tutto lo scetticismo che possiamo fingere, non può non inquietarci.
Cosa ci sarà un secondo dopo la morte? Come facciamo a saperlo! In realtà invece lo sappiamo. Gesù ce lo ha detto. Un secondo dopo la morte c’è Lui.
La commemorazione dei fedeli defunti è un’occasione preziosa per due motivi: il primo è quello di pregare per i morti, per i defunti che sono nello stato di purificazione, in purgatorio. Pregare è l’unica cosa che possiamo fare per loro. Tutte le altre cose che si fanno per i morti (commemorazioni, statue, targhe, e cose simili, talvolta purtroppo anche sciocche) non servono ai defunti, servono a noi, nella migliore delle ipotesi per tenerne vivo in noi il ricordo, ma a loro non servono a nulla. La nostra preghiera, le nostre celebrazioni di suffragio invece a loro servono, e servono tanto per abbreviare e alleviare la loro purificazione. E possiamo stare certi che, una volta terminato questo stato, i defunti a cui avremo fatto del bene, dalla casa del Padre non mancheranno di aiutarci. E questo è il primo motivo. Il secondo è che ci aiuta a meditare, senza manie, ma anche senza superficialità, alla nostra morte, e a quello che seguirà: al giudizio, all’inferno o al paradiso. Cogliamo questa preziosa occasione, non lasciamola sfuggire senza che porti frutti di bene nella nostra vita. Non limitiamoci a fare quanto la tradizione ci suggerisce senza metterci il cuore. Meditare sui novissimi (le quattro cose ultime: morte, giudizio, inferno e paradiso) ci aiuta a vivere bene, in modo sereno ma non superficiale, ci aiuta a spendere bene il nostro tempo, ci aiuta a non sprecare inutilmente la cosa più preziosa che abbiamo: la nostra vita.