Il prete scrittore barese don Antonio Ruccia ” colpisce ancora”. Il suo ultimo lavoro letterario è una vera chicca e un gioiello . Parliamo del suo libro ” E’ vita: storia di un bambino scartato, abbandonato” edito per il Pozzo di Giacobbe. Si tratta in poche parole di tutta la documentazione stampa ( cartacea e web) relativa alla vicenda del bambino abbandonato nella culla termica della parrocchia di don Ruccia a Bari, San Giovanni Battista. Abbiamo intervistato il sacerdote.
Don Ruccia, che cosa racconta in questo ricco testo?
” Tutta la storia del bimbo che ho trovato nella culla termica che abbiamo in parrocchia. Lo ho fatto raccogliendo il materiale di stampa, cartaceo e su web. Una cronistoria puntigliosa, ma assolutamente fedele e precisa per far capire che cosa è accaduto e come sono andate le cose”.
Che cosa ne è venuto fuori?
” La dimostrazione e la prova che la vita umana è sacra sempre, dal concepimento alla fine naturale. Ho pubblicato il volume in occasione della Giornata Italiana per la Vita proprio al fine di far capire che valore essa è, che dono abbiamo ricevuto. Occorre dare sempre un senso alla vita, mai disprezzarla”.
Lei però da qualche parrocchiano è stato attaccato per quella culla..
” Non amo le polemiche, i fatti hanno però dimostrato il contrario. La sua utilità è stata certificata dal fatto di aver salvato un bimbo”.
Che lezione ne dobbiamo tirare fuori?
” Appunto valutare la grandezza e bellezza della vita. Questo episodio ci deve portare al dialogo sul tema anche con i non credenti, ad interfacciarci con loro. Piuttosto come parroco dico che le istituzioni sul problema affidi dovrebbero essere meno farraginose e lunghe nella burocrazia. I tempi biblici e le tante difficoltà spesso scoraggiano e menti deboli arrivano a compiere fatti gravi. Bisogna tutti assieme lavorare a protezione della vita che, lo ripeto, è sacra sempre, dal momento del concepimento sino alla sua fine naturale”.
Come ha vissuto il ritrovamento di quel bimbo?
” Con emozione, ma fu una gioia immensa. Lo si ricava dal libro e dal materiale”.
Bruno Volpe